Se non bastasse il calo senza sosta della produzione a rendere evidente la crisi profonda dell’industria italiana, arrivano i dati sul fatturato a mostrarla in modo sempre più lampante. I numeri dell’ISTAT sul 2024 e sul mese di dicembre evidenziano un netto peggioramento della situazione in cui versano le aziende manifatturiere, strette tra il rallentamento dell’economia tedesca, le incertezze geopolitiche e oggi soprattutto tra il caro-energia e la rischiosa prospettiva dei dazi trumpiani. Elementi pesanti che sembrano pesare anche sul clima di fiducia delle imprese, in calo di quasi un punto a febbraio, in controtendenza rispetto a quello, in crescita, dei consumatori. Le statistiche parlano chiaro: lo scorso anno il fatturato dell’industria ha registrato in valore una flessione annua al netto degli effetti di calendario del 4,3%, decisamente più marcata rispetto al -0,7% dell’anno precedente. Anche i volumi registrano dinamiche negative in media annua (-3,2% nel 2024 contro il -1,2% del 2023). I dati grezzi non sono molto diversi: il calo è stato del 3,4% in valore e del 2,3% in volume.
ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso durante la Ministeriale G7 Industria, presso Palazzo Brancaccio, Roma, 10 ottobre 2024 (ansa)
Nel solo mese di dicembre i ricavi sono diminuiti rispetto a novembre del 2,7% in valore e del 2,5% in volume e, rispetto a dicembre 2023, di ben il 7,2% in valore e del 7,7% in volume. A reggere, sulla scia dell’aumento dei prezzi del settore, è stata solo l’energia, con un fatturato in aumento nel giro di un mese del 2,8%. I beni strumentali, i beni intermedi e quelli di consumo hanno invece fortemente sofferto. La fotografia è decisamente migliore per i servizi che nel 2024 hanno registrato una crescita del fatturato dell’1,3% in valore e dello 0,3% in volume. Ma anche in questo caso l’ISTAT evidenzia un rallentamento rispetto all’evoluzione del 2023 quando i ricavi erano aumentati del 3,3% in valore e dell’1,3% in volume. Tanto che a guardare attentamente i dati sulla fiducia, sono soprattutto le imprese del terzo settore ad essere pessimiste. La crisi non sfugge al governo alle prese nell’immediato con il decreto bollette, ma che punta anche a prospettive di più ampio respiro per una reindustrializzazione a livello europeo. Da Parigi, il ministro delle imprese Adolfo Urso è tornato a difendere la siderurgia, protagonista della svolta green e da tutelare dalla concorrenza sleale. “È assolutamente necessario agire subito per recuperare la competitività che in questi anni le nostre imprese hanno perso. – ha sottolineato – e occorre agire subito per ciò che è la prima forma industriale, vale a dire, l’energia: deve essere garantita alle nostre imprese, a cominciare delle imprese siderurgiche, per essere competitive sulla strada che noi condividiamo della piena decarbonizzazione”.