“E’ piombata giù tutta la sala d’aspetto. Io ero dentro le macerie fino all’altezza della cintola, più o meno. Ero bloccato, non parlavo. Sul momento c’era un grande silenzio. E dopo si è cominciato a sentire chiamare, lamenti…”. 

Eliseo Pucher ricorda così, in un’intervista alla Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia, quella mattina del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Originario di Ovaro (Udine), Pucher è uno dei sopravvissuti alla strage. All’epoca aveva 30 anni ed era in viaggio per lavoro. A causa di un ritardo del treno si trovava all’interno della sala d’aspetto della stazione. 

Nell’attentato rimase gravemente ferito: “Mi veniva giù il sangue perché avevo una ferita abbastanza estesa sulla testa. E il braccio sinistro non lo muovevo perché era rotto, avevo un’emorragia. Avevo rotto anche i malleoli interni del piede destro. La gamba era tutta mezza maciullata”. 

Profondo anche il suo trauma emotivo: “Ho fatto due anni un po’ brutti perché avevo paura”. Ma tra i suoi ricordi, spiega, c’è anche la solidarietà scaturita subito dop ol’attentato, in particolare tra sopravvissuti e soccorritori: “I bolognesi sono sempre stati vicini”, sottolinea.

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