Realizzazione di un piano di decarbonizzazione in quattro anni, “nel più breve tempo possibile con mantenimento della continuità produttiva così da consentire all’Italia di diventare il primo paese europeo a produrre solo acciaio green”. E’ l’obiettivo del piano per l’ex Ilva presentato ieri dal governo ai sindacati. Oltre che con Bedrock Industries e Flacks Group, si apprende dalle otto slide fornite durante l’incontro, sono in corso negoziati con un altro operatore estero: a tal proposito è stato firmato un accordo di riservatezza (NDA) e attivato l’accesso alla data room nel corso della scorsa settimana per avviare una prima ricognizione finalizzata ad eventuali manifestazioni di interesse. L’incontro operativo di venerdì scorso è stato positivo, cui è seguita ulteriore richiesta di chiarimenti, si legge. Secondo quanto scrive Il Sole 24 ore, nelle scorse settimane ci sarebbero stati contatti con Qatar Steel. Dal 15 novembre sarà necessario attivare un nuovo piano operativo a “ciclo corto” che comporta una rimodulazione dell’assetto produttivo del complesso aziendale. In particolare: dal 1 gennaio 2026 è previsto il fermo di produzione delle batterie di cokefazione n. 7-8-9-12, e da metà gennaio l’avvicendamento tra AF04 e AF02 (un solo altoforno per un periodo di circa 20 giorni).

La rimodulazione dell’attività produttiva dal 15 novembre fino a fine dicembre richiederà l‘incremento del ricorso alla cassa integrazione che passerà da 4550 a circa 5700 unità con integrazione del reddito. Dal 1 gennaio, con la fermata delle batterie di cokefazione, si arriverà a 6000 unità. Il governo, con il supporto della regione Puglia, per consentire la pronta attuazione del piano di decarbonizzazione, garantirà l’immediata disponibilità di risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dell’investimento per l’impianto DRI in quattro anni. Infine, secondo quanto emerso dal piano il governo garantirebbe all’impianto DRI e alla centrale termoelettrica una fornitura di gas via condotte terrestri a prezzi competitivi.

La protesta dei sindacati: “Organizzeremo assemblee”

“Entro oggi uscirà il programma delle assemblee, ci stiamo organizzando sul da farsi”. Lo annunciano i sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm che stanno rientrando a Taranto dopo il vertice di ieri sera a Roma sull’ex Ilva, presenti il sottosegretario alla presidenza, Mantovano, e i ministri Urso (Imprese) e Calderone (Lavoro).  “L’idea è quella delle assemblee in fabbrica, comunque perfezioneremo in giornata” aggiungono i sindacati. Ieri sera, dopo il vertice, i leader di Fim, Fiom e Uilm hanno detto, bocciando il piano del Governo, che sarebbero tornati dai lavoratori nei siti ex Ilva per dire cosa era successo, evidenziare che era stato presentato loro un “piano di chiusura” dell’attivita’ e assumere le iniziative più opportune.

I lavoratori ex Ilva hanno già scioperato a livello di gruppo lo scorso 16 ottobre. E’ prevedibile che adesso si aprirà una nuova fase di proteste. E anche il sindacato Usb critica il piano presentato ieri da governo e commissari. “Così non va – afferma Usb – si parla di ‘rilancio’ e di ‘acciaio green’, ma nella sostanza si tratta di una gestione del declino, che priva Taranto e l’intero sistema siderurgico nazionale di qualsiasi prospettiva industriale. Di fronte a questa impostazione, Usb ha dichiarato la totale irricevibilita’ del piano presentato. Non si può ‘entrare nel merito tecnico’ di un progetto che non contiene alcuna garanzia politica di fondo, a partire dal tema centrale: l’intervento diretto dello Stato”.    Oggi dell’ex Ilva si parlerà in Aula alla Camera nel question time presentato dal deputato di Forza Italia, Vito De Palma, che chiede al Governo “quali iniziative urgenti il Governo intende assumere per fronteggiare la grave crisi produttiva e occupazionale di Acciaierie d’Italia, per la tutela dei lavoratori e dell’indotto e per la piena attuazione del piano di decarbonizzazione”.

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