Ex Ilva, continua la protesta: blocchi anche sulla statale 106 e nell’area imprese del siderurgico

Continuano le proteste dei lavoratori dell’ex Ilva dopo il corteo a Genova di ieri mercoledì 2 dicembre cominciato col il blocco dell’aeroporto del capoluogo ligure e al quale si è unito Ansaldo energia e di Fincantieri.

Oggi è ancora in atto il blocco della statale 100 Taranto-Bari. E questa mattina i lavoratori dell’ex Ilva e sindacalisti hanno attuato blocchi sulla statale 106 e nell’area imprese del siderurgico.

Nelle ultime ore l’azienda dell’appalto Semat Sud ha annunciato la chiusura e 220 licenziamenti.

Proclamato per domani uno sciopero generale di tutti i metalmeccanici di Genova “in difesa della fabbrica, in difesa dell’industria genovese”, si legge in un volantino a firma Fim e Fiom. L’astensione dal lavoro durerà tutto il giorno. La mobilitazione parte alle 9 nei giardini Melis di Cornigliano. 

Il tavolo unico

Nella tarda serata di ieri ha raggiunto il presidio dei lavoratori il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, al quale i sindacati hanno chiesto di non partecipare all’incontro al Mimit del 5 dicembre perché il ministro Urso ha convocato riunioni separate per i siti del Nord e del Sud mentre i sindacati chiedono un tavolo unico a Palazzo Chigi. 

Sindacati, sciopero a oltranza contro piano per gli ex Ilva

Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto martedì 2 dicembre hanno proclamato uno sciopero a oltranza fino a nuova comunicazione, per protestare contro il Piano presentato dal governo. La mobilitazione, hanno spiegato le sigle in una nota congiunta, ha l’obiettivo di richiedere un incontro urgente per l’apertura di un unico tavolo a Palazzo Chigi, finalizzato a ottenere il ritiro del Piano e ad avviare “un confronto serio e costruttivo” sui diritti, sulla sicurezza e sul futuro dei lavoratori. Lo sciopero viene definito “un momento fondamentale per difendere i diritti di tutti i lavoratori e garantire stabilità e dignità”.

 

Il ministro Urso convoca gli incontri con le istituzioni Regioni 

A seguito degli incontri che si sono tenuti lo scorso venerdì al Mimit sul futuro dell’ex Ilva e con l’obiettivo di garantire un confronto stabile con Regioni ed enti locali nei territori che ospitano gli stabilimenti, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato una serie di riunioni con le istituzioni territoriali interessate, d’intesa con le stesse Regioni ed enti locali.

I tavoli mirano a definire le migliori condizioni per il rilancio del gruppo siderurgico e a valutare ulteriori investimenti produttivi nelle aree disponibili, in particolare a Taranto e Genova. Gli incontri, ai quali prenderanno parte i rappresentanti delle Regioni, dei Comuni e dei Ministeri competenti, si terranno giovedì 4 dicembre con le istituzioni piemontesi (Regione, Comuni di Novi Ligure e Racconigi); venerdì 5 con quelle liguri (Regione e Comune di Genova) e pugliesi (Regione, Comuni di Taranto e Statte). A conclusione di questo ciclo di confronti è previsto, per la settimana successiva, un momento di confronto unitario alla presenza dei rappresentanti di tutte le istituzioni locali coinvolte

Il blocco dell’aeroporto di Genova

“L’aeroporto è bloccato. È bloccato per mandare il messaggio al Paese che l’industria a Genova non si tocca. Non ci faremo portare via il lavoro da Genova. È un messaggio anche al Governo e ai Commissari: che il lavoro all’Ilva di Genova non può fermarsi a Taranto, devono mandare i rotoli su a Genova! Altrimenti noi di qua non smobilitiamo! Rimaniamo qua”. Lo aveva detto Armando Palombo, Fiom Cgil, parlando ai lavoratori davanti all’aeroporto di Genova durante la mobilitazione. 

“Siamo al coperto, oggi non piove e aspettiamo gli eventi da parte di chi governa questo Paese. Meno chiacchiere, più lavoro. Di fatto stiamo facendo una grande iniziativa, ma dobbiamo continuare con la nostra caratteristica disciplina e organizzazione. Quindi rimaniamo qua con la nostra pala meccanica, simbolo del lavoro, non delle chiacchiere del Governo. Delle bugie del ministro Urso abbiamo piene le scatole, ora basta. Il lavoro a partire dall’Ilva deve arrivare a Genova e il lavoro, continuando per l’Ansaldo, non può andare fuori da Genova. Questa è una battaglia comune. E quindi difenderemo il nostro lavoro con tutte le forze che abbiamo e difenderemo l’industria a Genova”. 

 

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