Nel pieno delle novità emerse negli ultimi giorni sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, Mario Venditti, il magistrato di Pavia che chiese e ottenne per due volte l’archiviazione di Andrea Sempio -oggi nuovamente indagato- prova a rimettere ogni tassello al suo posto.
Il suo legale Domenico Aiello, in una nota invita “ad attenersi ai fatti nella loro oggettività e continenza, evitando ulteriori narrazioni e ricostruzioni diffamatorie e lesive del decoro e del patrimonio di onorabilità del magistrato in pensione”.
Il magistrato sotto attacco mediatico
Venditti, sottolinea Aiello, “sin da principio non ha inteso interferire con le diverse indagini di cui a vario titolo si dà conto nella cronaca locale e nazionale, né ha inteso partecipare o alimentare l’incontrollato battage mediatico, ciò non di meno non è possibile astenersi dal rappresentare il danno illecito che sino ad oggi sta subendo dalla mole di notizie false e prive di ogni riscontro oggettivo”.
Maggioni sul martello di Garlasco (Rai)
Nelle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, precisa il legale, Venditti “non ha mai svolto la funzione di magistrato presso la allora competente Procura di Vigevano, né tantomeno nelle successive fasi dibattimentali e di impugnazione. Dunque, non ha mai rappresentato la pubblica accusa nel processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi“, divenuta irrevocabile il 12 dicembre 2015.
Della vicenda sul delitto di quasi 18 anni fa si sono occupati diversi magistrati, “oltre quaranta tra giudicanti e requirenti, alcuni dei quali riconosciuti tra i più autorevoli e rispettati del tempo, senza considerare i procedimenti satellite relativi a depistaggi, pedinamenti e false testimonianze”. Tra questi si inserisce la vicenda dell’allora maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto – ora spesso intervistato sulla vicenda – che non sequestrò la bici nera da donna tra gli elementi cruciali nell’indagine su Stasi.

Delitto di Garlasco (Rai)
Le critiche al suo operato
Solo dopo che la condanna a 16 di carcere è diventata definitiva, con Stasi che bussa all’ingresso del carcere di Bollate, l’ex procuratore Venditti si è occupato del delitto di Garlasco. Oggi si criticano le due richieste di archiviazione (la prima nel 2017 firmata con una collega, poi nel 2020) dimenticando che sono state accolte da due diversi giudici per le indagini preliminari di Pavia.
“Ancora oggi la sentenza di condanna rimane cosa giudicata e dunque inamovibile, vincolante per le parti a presidio dei cardini costituzionali del diritto di difesa e stabilità della giurisdizione. La recente iniziativa della Procura di Pavia, del tutto legittima, dovrà in ogni caso tenere in conto il giudicato formatosi dieci anni orsono“, conclude la nota del legale di Venditti.
Omicidio Garlasco: impronta di Sempio vicino al corpo di Chiara Poggi (Tg1)
Genetista Stasi: “Massima prudenza su impronta 33”
Intanto sugli elementi emersi dalla nuova indagine interviene anche il genetista Ugo Ricci, consulente della difesa di Alberto Stasi nella nuova indagine sull’omicidio di Garlasco.
“Noi non potremo svolgere analisi autonome sull’impronta attribuita a Sempio, come invece riportato da diversi media. Al massimo potremo offrire degli spunti ai consulenti della Procura e al gip. In ogni caso, su questa impronta va esercitata la massima prudenza”, precisa il genetista. Le attività tecniche sono state delegate dalla Procura di Pavia e dei consulenti e dal gip ai periti nell’ambito dell’incidente probatorio – prosegue -. Noi non sappiamo nulla delle attivitaà della Procura che, posso immaginare, avrà anche degli assi nella manica ben nascosti”.
Anche nel merito dell’ormai nota impronta classificata col numero 33 sulla parete delle scale che scendono verso la cantina di casa Poggi, l’esperto invita alla cautela.
“Sembrerebbe che siamo di fronte a un’incongruenza clamorosa – afferma – se pensiamo che nel 2007 il Ris la considerava non utile e ora lo stesso Ris la valuta utile e individua 15 punti di contatto con quella di Sempio. Merito delle nuove tecnologie? No, dal punto di vista dattiloscopico non possiamo dirlo. Puo’ essere che all’epoca non sia stata trovata utile dopo un primo confronto con l’indagato di allora, Stasi”.
In ogni caso, avverte, gli accertamenti saranno complicati e per prima cosa bisognerà stabilire cos’è rimasto a disposizione della traccia a cominciare dall’intonaco grattato dal muro dove, l’ipotesi è tutta da dimostrare, potrebbe esserci del sangue. “Per adesso abbiamo le fotografie, bisognerà capire se e cosa è rimasto, anche di quell’intonaco” dice Ricci.