L’ex presidente filippino Rodrigo Duterte, 79 anni, è stato arrestato a Manila dalla polizia filippina dopo che la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso un mandato di cattura nei suoi confronti, accusandolo di crimini contro l’umanità durante la sua sanguinosa campagna contro la droga.
“Nelle prime ore del mattino, l’Interpol di Manila ha ricevuto la copia ufficiale del mandato di arresto dalla Corte penale internazionale”, dice un comunicato del palazzo presidenziale: “Al momento (Duterte) è sotto la custodia delle autorità”.
Duterte, considerato un populista autoritario, di origini umili, fu presidente delle Filippine dal 30 giugno 2016 al 30 giugno 2022.
Eletto grazie alla promessa di una “guerra alla droga” senza quartiere, sdoganò la creazione di squadre di paramilitari che davano la caccia agli spacciatori e al piccolo crimine tramite esecuzioni sommarie e azioni violente. Una politica che gli garantì il soprannome di Punisher (punitore), assieme all’uso di un linguaggio crudo e spesso volgare.
La sua presidenza vide un netto aumento delle uccisioni extragiudiziarie e delle violazioni dei diritti umani, mentre sul fronte estero perseguì una politica di crescente indipendenza dagli Stati Uniti d’America e di maggiore vicinanza a Cina e Russia. Secondo alcuni dati, dall’inizio della sua campagna di sangue almeno 2400 persone furono uccise senza un processo legale: circa 1.011 sospetti consumatori e trafficanti di droga uccisi per mano della polizia, 1.391 da squadroni della morte sostenuti dal presidente stesso.
“Saranno uccise tante più persone, fino a quando l’ultimo spacciatore non verrà tolto dalla strada. Finché l’ultimo trafficante non sarà ucciso, io continuerò”, disse all’epoca Duterte.
Gli esperti delle Nazioni Unite e delle associazioni per i diritti umani sottolinearono le sue responsabilità dirette e indirette nelle violenze come un “crimine ai sensi della legislazione internazionale”. Il presidente rispose definendoli “stupidi” e minacciando di lasciare l’Onu, definendola una “istituzione stupida e inutile”. Nel giugno 2016 Duterte disse anche di ritenere giusti gli assassini di cronisti “corrotti”, perché “se lo meritano”.
La lotta antidroga del governo Duterte si contraddistinse anche per gli annunci in diretta televisiva di liste di proscrizione di personalità pubbliche – inclusi politici, magistrati, poliziotti e militari – accusate di essere in combutta con i narcotrafficanti. Queste liste non includevano prove a sostegno delle accuse.