Fitch taglia il rating della Francia portandolo da ‘AA-‘ a ‘A+’. L’outlook è stabile. Lo rende noto l’agenzia di rating internazionale. A pesare sul rating della Francia la “persistente instabilità politica” e “le incertezze che ostacolano il risanamento dei suoi conti pubblici fortemente deteriorati”.  “La caduta del governo in seguito a un voto di fiducia illustra la frammentazione e la crescente polarizzazione della politica interna”, ha affermato Fitch in un comunicato. “Questa instabilità indebolisce la capacità del sistema politico di attuare un consolidamento di bilancio su larga scala”, ha aggiunto l’agenzia americana, ritenendo improbabile una riduzione del rapporto deficit/pil sotto la soglia del 3% del pil nel 2029, come puntava il governo uscente.  

Francia – in alto Passaggio di consegne tra Lecornu e Bayrou in basso proteste a Parigi – 10 settembre 2025 (afp)

Immediata la reazione del ministro dell’Economia francese Eric Lombard che “prende atto” della decisione di Fitch. “Il nuovo primo ministro ha già avviato le consultazioni con le forze politiche rappresentate in Parlamento al fine di approvare una legge di Bilancio che consenta di proseguire gli sforzi volti al risanamento delle nostre finanze pubbliche”, sottolinea in una nota. Il 9 settembre scorso il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato primo ministro Sébastien Lecornu dopo la sfiducia al governo Bayrou.  

Francia: disagi per la manifestazione di protesta del movimento- 10 settembre 2025

Francia: disagi per la manifestazione di protesta del movimento- 10 settembre 2025 (afp)

Il declassamento del rating del debito sovrano francese da parte dell’agenzia di rating Fitch, arriva in un momento in cui i tassi di interesse sui prestiti del Paese sono già saliti, con i mercati finanziari che da diverse settimane stanno penalizzando l’impasse di bilancio del Paese. La Francia prevede un deficit pubblico del 5,4% del PIL nel 2025, ben al di sopra del limite del 3% stabilito dalle norme di bilancio europee, e il suo debito supera i 3,3 trilioni di euro, ovvero quasi il 114% del PIL. Agenzie come Fitch, Moody’s e S&P Global classificano la qualità creditizia dei governi, ovvero la loro capacità di rimborsare il debito, da AAA (il rating più alto) a D (default). Un governo con un buon rating si indebita a un costo inferiore. Un declassamento, d’altra parte, trasmette il messaggio che un investimento è diventato più rischioso, il che può spingere gli investitori a cercare una controparte migliore a cui prestare denaro, aumentando così il costo del finanziamento. 

In Francia, l’Agence France Tresor (AFT) gestisce il debito pubblico e raccoglie fondi emettendo regolarmente titoli di debito denominati titoli di Stato. I prestiti a lungo termine sono denominati OAT (obbligazioni assimilabili del Tesoro) e le obbligazioni a breve termine BTF (obbligazioni del Tesoro).Questi titoli vengono collocati tramite un’asta, chiamata “aggiudicazione”, in cui banche, assicuratori e fondi pensione presentano le loro offerte. L’AFT seleziona quelli che consentono loro di prendere in prestito l’importo desiderato al miglior costo. Agli investitori, questi titoli garantiscono interessi regolari fino al rimborso alla scadenza. All’ultima asta di inizio settembre, l’AFT ha emesso 11 miliardi di euro di debito, di cui 1,8 miliardi con scadenza trentennale, al tasso del 4,43%, il più alto dal 2008, mentre l’AFT aveva previsto un tasso del 3,75%. E’ il rimborso di questi interessi a costituire l’onere del debito. 

Ora rappresenta circa 55 miliardi di euro e minaccia di diventare la spesa pubblica più consistente dopo l’Istruzione Nazionale. Una volta emesse, le obbligazioni circolano liberamente sul mercato obbligazionario, dove vengono costantemente acquistate e vendute. E’ questo mercato secondario che riflette la fiducia degli investitori in tempo reale attraverso i costi di finanziamento della Francia: se la domanda è forte, i tassi scendono; se si esaurisce, aumentano. 

E’ su questo mercato che il rendimento del titolo decennale francese ha recentemente superato quello italiano per la prima volta dall’inizio degli anni 2000, poiché gli investitori avevano già tenuto conto dell’incertezza politica e di bilancio della Francia.  

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