A meno di improbabili sorprese, oggi in Francia il governo guidato da Michel Barnier sarà il primo a cadere per un voto di sfiducia, dal 1962. Il dibattito nell’Assemblea nazionale, la camera bassa del Parlamento francese, è iniziato alle 16:30. In serata il premier riceverà i ministri, mentre l’aula parlamentare procederà al voto. La proclamazione dei risultati è prevista intorno alle 20:00.
La preoccupazione di Macron: avere un premier in carica per la visita di Trump a Parigi
Di ritorno questa sera dalla visita di stato di tre giorni in Arabia Saudita, il presidente Macron intende nominare il successore di Michel Barnier nelle prossime ore. Secondo BFM TV, il presidente ha cominciato le consultazioni da Ryad con i suoi fedelissimi e le prosegue dall’aereo presidenziale. La sua priorità, dicono stretti collaboratori citati da BFM, è “non apparire senza un governo davanti a Trump, che sarà a Parigi nel weekend per la riapertura di Notre-Dame”. “È una questione di credibilità per la Francia”, aggiunge la fonte.
In caso di censura, da Costituzione spetta al capo dello Stato nominare un nuovo primo ministro. Le elezioni anticipate dello scorso luglio hanno prodotto un Parlamento diviso in tre blocchi contrapposti (sinistre, centristi, destre radicali), ci vollero quasi 50 giorni per nominare Barnier (il 5 settembre) e stavolta potrebbe essere ancora più difficile varare un altro gabinetto. La Costituzione francese impone che l’Assemblea possa essere sciolta non prima di 12 mesi dallo scioglimento precedente, quindi il rischio è che Parigi resti fino all’estate in una lunga instabilità politica, in un momento in cui anche la Germania è indebolita e vicina a elezioni anticipate e poche settimane prima che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump rientri alla Casa Bianca.
La maggioranza trasversale che mette in minoranza Barnier
In un’intervista televisiva, seguita ieri sera oltre dieci milioni di francesi, Barnier ha affermato di credere ancora che il suo governo possa sopravvivere al voto: ma le due mozioni di censura presentate sia dalla coalizione di sinistra del Nouveau Front populaire sia dalla destra radicale di Rassemblement national (Rn) possono contare sul sostegno di 325 deputati, un numero di gran lunga superiore ai 288 necessari per far cadere l’esecutivo. Secondo il leader di Rn, Jordan Bardella, l’ottimismo di Barnier dimostra che il governo è “completamente fuori dalla realtà del Paese”. La fondatrice Marine Le Pen, nel corso del dibattito in aula che ha assunto toni molto accesi e urlati, ha rincarato: “Eccoci al momento della verità, che mette fine ad un governo effimero”. Prima di lei, aveva preso la parola, proveniente dall’estremità opposta dell’emiciclo, il deputato de La France Insoumise, Eric Coquerel, che aveva concluso il suo intervento con le parole: “Michel Barnier cadrà nel disonore”.
La mozioni di sfiducia sono scaturite dalla forte opposizione al bilancio 2025 proposto da Barnier. Il primo ministro ha messo in guardia da “una grande tempesta e da turbolenze molto gravi sui mercati finanziari” se il suo progetto di bilancio dovesse essere respinto dal Parlamento. La Francia è sotto pressione da parte dell’Unione Europea perché riduca il suo enorme debito pubblico. Si stima che il deficit del Paese raggiungerà il 6% del prodotto interno lordo quest’anno e, secondo gli analisti, potrebbe salire al 7% l’anno prossimo senza drastici aggiustamenti. L’instabilità politica potrebbe far salire i tassi d’interesse francesi, facendo lievitare ulteriormente l’indebitamento.