Vigilia elettorale in Francia, con l’incombente secondo turno delle elezioni legislative anticipate che preannunciano la probabile, storica vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen, per contrastare la quale l’inedita formazione del “Fronte repubblicano” sta facendo di tutto. Ci riuscirà? È la domanda che aleggia sull’intero Paese, mentre le urne sono già aperte per i francesi residenti all’estero e nei “Territori d’Oltremare”.

Già a mezzogiorno, infatti, hanno cominciato a votare i cittadini della piccola comunità di Saint-Pierre-et-Miquelon, al largo del Canada, nell’Atlantico del nord, il primo dei “Territori d’Oltremare”. Nell’unico collegio elettorale dell’arcipelago, il ballottaggio è fra un esponente di destra e un socialista. Seguiranno la Guyana, le Indie Occidentali, i francesi che vivono nel continente americano e la Polinesia, poi in serata la Nuova Caledonia. Gli elettori della Francia continentale e degli altri “Territori d’Oltremare” voteranno domani.

A livello nazionale, raramente le elezioni legislative hanno scatenato tanta passione e partecipazione (record di affluenza al primo turno, il più alto da più di 40 anni), suscitando allarmi internazionali e speranze nazionaliste, soprattutto da parte di chi, votando per il partito di Marine Le Pen, spera per la prima volta di dare al movimento politico in cui si riconosce la straordinaria possibilità di governare: si tratterebbe, infatti, del primo esecutivo di estrema destra in Francia dalla Seconda guerra mondiale.

Per Le Pen quasi impossibile maggioranza assoluta, determinanti i “patti di desistenza”

A poche ore dalla fine della campagna elettorale, venerdì a mezzanotte, e dall’inizio del periodo di riserva, diversi sondaggi sembravano mostrare una testa a testa fra i due blocchi: il RN e i suoi alleati; l’alleanza di sinistra Nuovo Fronte Popolare (NFP) e i “macronisti”. È pur vero che tanto hanno fatto i cosiddetti “patti di desistenza”, vale a dire la rinuncia alla corsa al secondo turno per tutti quei candidati arrivati terzi al primo, con l’obiettivo di facilitare esponenti del Nuovo Fronte Popolare o, più diffusamente, rappresentanti delle liste di centro: si registra un totale di 218 candidati ritirati, 130 della sinistra e 82 centristi. Decine di confronti triangolari, che avrebbero favorito il Rassemblement, si sono trasformati, quindi, in duelli molto più incerti.

Il patto insomma pare che abbia avuto il suo effetto: secondo quello che registravano le ultime rilevazioni, è quasi impossibile il raggiungimento della maggioranza assoluta (pari ad almeno 289 seggi) per l’estrema destra. Domenica scorsa, dopo il primo turno, il partito lepenista sembrava capace di ottenere una forte maggioranza relativa, se non assoluta, avendo toccato il 33,2%. Nonostante un leggero calo, ha bissato il successo ottenuto alle elezioni europee del 9 giugno, che hanno spinto il presidente Emmanuel Macron a ribaltare il tavolo, decidendo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale.

Coabitazione Bardella-Macron a rischio impasse, ipotesi governo tecnico

Sostenitore dell’alleanza a sinistra, nonostante la sua opposizione a La France insoumise (LFI), l’eurodeputato Raphael Glucksmann, ex capo della lista socialista alle europee, ha messo in guardia contro una smobilitazione degli elettori e ha affermato che non si può ancora escludere la possibilità di una maggioranza assoluta per il partito lepenista. “Il pericolo è una maggioranza dominata dall’estrema destra e sarebbe un progetto catastrofico” ha avvertito ieri in tv il primo ministro Gabriel Attal, capo della campagna macronista. Se il RN otterrà la maggioranza, il primo ministro sarebbe Jordan Bardella, 28 anni, il più giovane della storia della Quinta Repubblica, per attuare quell’agenda anti-immigrazione che il suo partito sostiene da decenni. È pur vero che, con Macron ancora all’Eliseo, e con le chiavi del potere saldamente nelle sue mani, la coabitazione sarebbe alquanto complicata, prefigurando un vero e proprio impasse.

Se la sinistra e i macronisti riuscissero, con il loro fronte repubblicano, ad arginare la destra, dovranno affrontare una difficile trattativa per governare il Paese. Gabriel Attal ha dichiarato che il suo governo potrà garantire la continuità dello Stato “per tutto il tempo necessario”, in attesa della formazione di un nuovo governo. L’ipotesi di un governo tecnico (anche questo fatto del tutto inedito Oltralpe), per cui la candidata naturale è l’attuale presidente della BCE, Christine Lagarde, sarebbe la via d’uscita da uno scenario di perfetta ingovernabilità. Intanto, Parigi ospiterà i Giochi Olimpici (dal 26 luglio all’11 agosto) e, se la tradizione vuole che il governo presenti le sue dimissioni dopo elezioni legislative, Gabriel Attal ha detto che scioglierà la riserva già domenica sera.

Ansa

Marine Le Pen

Le Pen: “Un primo ministro del RN impedirà a Kiev di usare armi francesi per colpire la Russia”

Intanto, per mettere meglio in chiaro quali sono le politiche che un governo di estrema destra perseguirebbe in Francia, sia a livello nazionale che internazionale, la leader del Rassemblement National ha promesso ieri che un primo ministro del suo partito impedirà a Kiev di usare armi a lungo raggio, fornite dalla Francia, per colpire la Russia. Inoltre, Le Pen ostacolerà un possibile invio di soldati francesi in Ucraina. “Se Emmanuel Macron vuole inviare truppe in Ucraina e il primo ministro è contrario, allora non verranno inviate truppe in Ucraina” ha detto Le Pen in un’intervista alla Cnn. “L’ultima parola spetta al primo ministro” ha aggiunto la leader sovranista. Tuttavia, come prevede il diritto costituzionale francese, è al presidente della Repubblica che spetta la determinazione della politica estera e di difesa, essendo il capo dell’Eliseo sovraordinato rispetto all’inquilino di Palazzo Matignon (il primo ministro). Quindi, Marine Le Pen ha detto una cosa inesatta.

Oltre a bloccare il potenziale dispiegamento di truppe in Ucraina – ipotizzato da Macron come modo per aumentare l’efficienza degli istruttori militari -, la leader del Rassemblement National ha dichiarato alla Cnn, intervistata da Christiane Amanpour, che il permesso a Kiev di utilizzare missili a lungo raggio forniti dalla Francia sarebbe revocato. Macron è stato uno dei primi leader a consentire pubblicamente all’Ucraina di colpire obiettivi in Russia, ponendo le basi perché Washington facesse lo stesso. Questo ha permesso a Kiev di bombardare le basi militari russe, le formazioni e l’artiglieria utilizzate per lanciare attacchi in Ucraina. Nell’intervista, Le Pen ha dichiarato che la sua unica “linea rossa” sull’Ucraina è impedire che la Francia diventi un “co-belligerante”, attraverso l’uso di missili francesi a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo.

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