La storia della funivia del Faito non è nuova a tragici incidenti. Il più grave risale al Ferragosto del 1960 quando, a causa di un errore umano, una delle cabine giunse a valle senza riuscire a frenare la sua corsa precipitando così sui binari sottostanti della linea ferroviaria Circumvesuviana: allora furono quattro i morti. Trentuno i viaggiatori che rimasero feriti nello schianto.
Dopo quella tragedia, furono effettuati lavori di manutenzione straordinaria e le cabine sostituite. Da allora, l’impianto è stato sottoposto a svariati interventi. Chiusa nel 2012 per mancanza di fondi, fu riaperta nel 2016 grazie a lavori di manutenzione e deroghe ministeriali. Nel 2019, le cabine adottarono una livrea verde e azzurra, con un logo simbolico di mare, montagna e funivia. Nel 2023, ha registrato un record di 107.000 passeggeri, confermandosi attrazione turistica di rilievo, nonostante sospensioni stagionali e problemi tecnici, come un blackout nel 2021. Allora la cabina che scendeva dal Monte Faito verso la stazione Circum di Castellammare di Stabia rimase bloccata oltre un’ora, con 31 persone a bordo (26 adulti e 5 bambini) a causa di una interruzione dell’energia elettrica che riguardò il centro antico di Castellammare. I passeggeri a bordo furono recuperati solo grazie all’entrata in funzione del gruppo elettrogeno.
Quella di oggi “una tragedia inimmaginabile e imprevedibile su cui ovviamente andrà fatta chiarezza”. Lo dice a Castellammare di Stabia Umberto de Gregorio, presidente dell’Eav, la società regionale che gestisce la funivia del Faito, impianto che – ricorda – l’anno scorso ha trasportato 108mila passeggeri. I cronisti gli chiedono se il forte vento e le condizioni meteo non avrebbero potuto suggerire oggi la chiusura dell’impianto: “Abbiamo un direttore di esercizio di grandissima qualità. A volte si chiude in presenza di forte vento, evidentemente oggi ha ritenuto che le condizioni non fossero tali da imporre lo stop”. De Gregorio ricorda che l’impianto ha riaperto la settimana scorsa dopo la pausa invernale “con tutte le condizioni di sicurezza”. “Gli operatori della funivia del Faito sono attaccatissimi al proprio lavoro, persone di grande livello tecnico e umano. Il nostro è un dolore profondo”.
La funivia del Monte Faito collega Castellammare di Stabia alla vetta del Monte Faito, a circa 1.100 metri, offrendo un viaggio panoramico sul Golfo di Napoli. Inaugurata il 24 agosto 1952, fu progettata per valorizzare turisticamente i Monti Lattari, rendendo accessibile un angolo montano unico, tra faggete secolari e viste mozzafiato. Gestita dall’Ente Autonomo Volturno (EAV), la funivia copre 3 km in 8 minuti, con due cabine da 35 persone ciascuna, garantendo una portata di 500 passeggeri l’ora. La stazione a valle, accanto alla Circumvesuviana Napoli-Sorrento, facilita l’intermodalità, mentre quella a monte si apre su sentieri naturalistici e il Santuario di San Michele.
L’idea di collegare Castellammare al Faito nacque nel dopoguerra, sull’onda della ricostruzione. Già negli anni ’20 e ’30 si discuteva di un mezzo per raggiungere la vetta, con proposte di funicolari o filovie. La stampa definì dell’epoca la definì “la prima grande funivia delle nostre regioni”. Il “Corriere di Napoli” la paragonò a mete come Capri e Pompei, celebrandone il ruolo nel turismo partenopeo.
La “Panarella”, come la chiamano gli stabiesi, rimane un simbolo di connessione tra mare e montagna, un’esperienza che unisce natura, storia e panorami indimenticabili, pur richiedendo costanti investimenti per sicurezza e manutenzione.