Momenti di forte tensione al carcere di Porto Azzurro, all’isola d’Elba, dove sei agenti di polizia penitenziaria sono stati trasportati in ospedale in codice giallo per intossicazione da fumo dopo che tre detenuti hanno dato fuoco alle suppellettili di almeno due celle. 

Il grave episodio si è verificato a 24 ore da un altro che aveva visto un “agente aggredito brutalmente”. 

Dura la reazione del sindacato autonomo di polizia che “chiede un serio intervento da parte dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria”. “Pretendiamo sicurezza, rispetto e risposte concrete”, afferma in una nota, il segretario Francesco Oliviero. E lancia l’allarme: “Quanto accaduto conferma, per l’ennesima volta, le denunce del Sappe: l’invio indiscriminato di detenuti altamente  problematici, già responsabili di criticità in altri istituti della Toscana, sta trasformando la Casa  di Reclusione di Porto Azzurro in una polveriera pronta a esplodere”.

 

 

Rivolta nel carcere di Torino 2022 (RaiNews)

Questo di Porto Azzurro è soltanto uno dei gravi episodi che si registrano da tempo nelle carceri italiane. 

Nel mese di giugno, quasi in contemporanea, si sono verificati disordini nei penitenziari umbri di Terni e Spoleto che hanno provocato seri danni ai reparti coinvolti. Ci sono volute ore per riportare la situazione alla normalità. 

A marzo scorso, nel carcere Spini di Gardolo a Trento, cinque agenti sono stati brutalmente aggrediti da alcuni detenuti che li avrebbero colpiti con le gambe di un tavolo. Vista la situazione di grande difficoltà si è dovuti ricorrere ai rinforzi inviati dai carceri del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.

Scontro invece tra “arabi e latinos” a novembre nel carcere romano di Regina Coeli. Per ore i due gruppi si sono fronteggiati. Gli agenti a fatica sono riusciti a non far degenerare la situazione. Ferito il comandante del reparto che è stato trasportato al pronto soccorso.

I sindacati: “Servono provvedimenti urgenti e efficaci”

Da anni i sindacati chiedono interventi urgenti da parte delle istituzioni. 
Il sistema carcere “si sta sgretolando”, dicono. Puntano il dito contro “interventi scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto” e contro “la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento” che definiscono “priorità assolute”. Stando ai dati di febbraio 2024, nei 189 istituti di pena italiani lavorano 38.000 poliziotti ma secondo la pianta organica di base dovrebbero essere 42.150. 

Il Rapporto Antigone, pubblicato alcuni giorni fa, parla di un tasso di affollamento pari al 134%. Le celle sono invivibili e i gesti estremi aumentano. E mentre i piani edilizi restano al palo, il disagio psicofisico dilaga tra detenuti e agenti. Il segretario generale del Sappe Donato Capece – in una recente intervista – rileva che “la popolazione carceraria nazionale attuale è composta per un 30% di detenuti in attesa di giudizio, 30% di detenuti extracomunitari e un 20% di tossicodipendenti”. 

 

 

Rivolta al carcere di Regina Coeli: fumo e urla dalla struttura (LocalTeam)

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