Il classico di Tot ha risvolti sensuali e politici molto avanti per l’epoca
Fine Ottocento. Con il detenuto Faina (Aldo Giuffr), il forzutissimo fanfarone napoletano Felice Sciosciammocca (Tot), in galera per essersi preso la colpa di un delitto non commesso, vuole scampare alla condanna a morte ed evade piegando facilmente le sbarre della cella. In fuga col compare, incontra un forestiero turco (Vinicio Sofia) che dovrebbe recarsi per motivi di lavoro a Sorrento e, dopo averlo stordito e derubato, ne prende il posto presentandosi presso la bottega del facoltoso Pasquale Catone (Carlo Campanini) per ottenerne l’impiego. Costui, divorato dalla gelosia per la nuova moglie Giulietta (Isa Barzizza) e per la figlia Lisetta (Primarosa Battistella) avuta da un precedente matrimonio, crede cos di avere a che fare col lavorante straniero raccomandatogli con mire “elettorali” dall’onorevole Cocchetelli (Mario Castellani) tramite una lettera in cui il deputato rende noto in via confidenziale che il suo “protetto” un eunuco. Forte di questa rivelazione e convinto della “inoffensivit” del millantatore Felice, Catone finisce su suggerimento del suo confidente don Ignazio (Amedeo Girard) a mettere il “turco” a guardia di moglie e figlia garantendogli anche un cospicuo stipendio.
Nei suoi nuovi panni, Felice non tarda a farsi benvolere sia da Giulietta e Lisetta sia dalla moglie di Ignazio, Angelica (Franca Faldini) e dalla cameriera Concettina (Anna Campori). Le cose per sono destinate a complicarsi: perch Felice scopre che Lisetta, promessa al guappo Carluccio (Enzo Turco), nipote di Ignazio, in realt innamorata di un giovane poeta; e proprio durante la festa per il fidanzamento “combinato” finisce col sedurre sia Giulietta sia Angelica. Intanto, per, sta arrivando in loco anche l’onorevole, accompagnato da quella che spaccia per sua moglie ma in realt la nota ballerina francese Marion (Christiane Dury) subito riconosciuta da Felice che anche a lei riserver i suoi “favori” da “turco napoletano”. E quando Lisetta romper il fidanzamento e Cocchetelli trover Felice in intimit con Marion, scoprendo cos che l’uomo non il turco raccomandato a Pasquale, la situazione sembrer precipitare.
Usciva settant’anni fa, il 16 settembre 1953, “Un turco napoletano”, titolo classico del cinema italiano e pietra miliare nella filmografia del “principe della risata” Tot.Impreziosito dalla fotografia in FerraniaColor di Karl Struss (“Luci della ribalta” di Charlie Chaplin, nientemeno), fu l’ottavo film con il grande comico partenopeo (e la cinquantaseiesima su ottantaquattro regie di una carriera prolificissima iniziata negli anni Trenta) realizzato dal grande maestro dell’intrattenimento popolare Mario Mattli; che per l’occasione port al cinema (ma in una cornice da teatro filmato: i titoli di testa avvisano infatti gli spettatori che quella che seguir una rappresentazione della commedia tenutasi al San Carlino di Napoli il 24 febbraio del 1904…) la farsa “alla francese” del grande commediografo napoletano Eduardo Scarpetta “Nu turco napulitano”, del 1888.
Rappresent il primo capitolo di una mirabile trilogia incentrata, con modalit di rappresentazione analoghe, sull’opera dell’autore e di cui fecero parte anche (sempre diretti da Mattli) il capolavoro “Miseria e nobilt” e “Il medico dei pazzi” (entrambi usciti nel 1954) in cui Tot riprese il ruolo di Felice Sciosciammocca. La sceneggiatura, firmata dagli “specialisti” Sandro Continenza, Ruggero Maccari, Mario Monicelli e Italo de Tuddo, si prese alcune ovvie libert sulla pochade originale (ancora considerata “os” nel 1954; e figurarsi quindi a fine XIX secolo), rimpolpando occasionalmente il copione con alcuni monconi di sketch provenienti da precedenti spettacoli di rivista di Tot, come la scena iniziale del beccamorti che prende le misure a Felice per la bara e che il poveretto scambia per un disponibile sarto.
Ma il nocciolo della vicenda (per l’epoca audace, sia sul piano della “sensualit” sia su quello pi surrettiziamente satirico, con il politico maneggione, traditore e interessato che tirava ovviamente le orecchie a certe figure del governo De Gasperi prossimo alla dismissione…) rest il medesimo, in grado oggi come settant’anni fa (e come da oggi ai prossimi settanta) di mantenere inalterate le sue caratteristiche di infallibile “congegno” comico discendente dalla gloriosa tradizione del vaudeville transalpino. Senza contare che, tra le righe, il film restituiva anche trasversalmente gli umori dell’Italia coeva in pieno Boom, traslando nel protagonista il desiderio di molti uomini comuni di migliorare la propria condizione di vita e il loro status, riflettendo in questo senso anche il desiderio di “mobilit” (per quanto “sui generis”) di una societ italiana in trasformazione seppur ancorata alla tematica dell’identit e della maschera.
Il cinquantacinquenne Tot, ormai all’apice di una carriera che proprio in quel decennio lo vide macinare una media secca di cinque film all’anno (tutti di straordinario successo) domina senza sosta uno dei suoi utimi tour de force alla ricerca della risata “pura” (con molte delle sue interpretazioni successive alla trilogia scarpettiana inizier infatti a ispessire quelle caratteristiche pi introspettive e finanche malinconiche qui ancora assenti); e attraversa il film da mattatore, servito da una quantit di battute, gag, calembour e tipici nonsense linguistici decisamente moderni e sovente irresistibili (“Io sono turco dalla testa ai piedi: ho persino gli occhi turchini”; “Ho conosciuto una settimana. In realt prima era una ottomana, ma poi nella confusione ha perso una mano ed diventata una settimana”; “Evado di giorno perch non mi va di essere un evaso da notte”; “In Oriente non che le donne sono calde calde, e non ci sono nemmeno fredde fredde: sono a bagnomaria”; e la clamorosa, indimenticabile “La donna mobile ed io mi sento mobiliere”) agevolati da un cast di comprimari inclito, fedele e inappuntabile, dal grande Castellani a Franca Faldini (gi compagna di Tot dal 1952, sposata nel 1955 e rimastagli vicino fino alla fine dei suoi giorni, nel 1967). Nel caso (ne dubitiamo) non lo aveste mai visto, oggi che la tv italiana ha smesso di riproporre i film di Tot al ritmo mantenuto fino ad almeno un decennio fa, il film comodamente reperibile online a costo zero, grazie al solito YouTube. E celebrarlo, su una tv 4K o uno smartphone (non fa pi molta differenza), ancora buona cosa.
14 settembre 2023 (modifica il 14 settembre 2023 | 07:21)
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