“Il segretario generale del garante per la protezione dei dati personali, Angelo Fanizza, ha rassegnato le proprie dimissioni. Il Collegio del Garante, nel prenderne atto, ringrazia il segretario generale per il lavoro svolto”. Lo si legge in una nota della stessa Autorità.

Angelo Fanizza era Segretario Generale del Garante per la protezione dei dati personali dal 29 luglio di quest’anno e sarebbe rimasto in carica fino alla stessa data del 2027. Nato a Bari nel 1973, è un Magistrato amministrativo e dottore di ricerca in diritto pubblico dell’economia. In passato è stato titolare per molti anni di incarichi di docenza nell’Università di Bari, era stato anche magistrato presso il Tar del Lazio. Ha anche svolto una lunga attività formativa ed è autore di numerose pubblicazioni. La sua nomina era stata decisa all’unanimità dal Collegio dell’Autorità, composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza.

 

“Garante privacy. Dopo inchiesta Report ora anche i dipendenti hanno chiesto all’unanimità le dimissioni dell’intero collegio. Non è più solo la politica che lo chiede”. Lo ha scritto sui suoi canali social il giornalista Sigfrido Ranucci, autore e conduttore della trasmissione di Rai3 Report, citando il sito della rivista Wired, che ha dato notizia di una assemblea svoltasi nella mattinata. Nelle scorse settimane Report si è occupata del Garante Privacy, che ha irrogato una sanzione alla Rai per la scelta della trasmissione di diffondere, all’interno di uno dei suoi servizi, il contenuto di una conversazione fra l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la moglie Federica Corsini. Secondo Report, prima della decisione della sanzione, uno dei componenti del collegio avrebbe avuto un incontro su questo tema con Arianna Meloni di Fratelli d’Italia.

Sullo sontro era intervenuto il presidente del Garante Privacy, Pasquale Stanzione: “Il collegio non presenterà le proprie dimissioni” rispondendo, al TG1, alle domande sull’inchiesta di Report e sulla richiesta di azzeramento del collegio dell’Autorità. “Le accuse – spiega – sono totalmente infondate: non c’è stata mai una decisione assunta per una ragione diversa dall’applicazione rigorosa della legge in piena indipendenza di giudizio. La narrazione di un Garante subalterno alla maggioranza di governo è una mistificazione che mira a delegittimarne l’azione specie quando le decisioni sono sgradite o scomode”.

“Il Garante assume decisioni talvolta contrarie, talvolta favorevoli al governo, è questa la vicenda dell’autonomia. E dunque quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell’Autorità non è più credibile”, dice.

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