Garlasco, il tribunale del Riesame annulla ancora un sequestro sui dispositivi di Venditti

Il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato, su ricorso dell’avvocato Domenico Aiello, anche il secondo decreto di sequestro dei pm dei dispositivi, tra cui telefoni e pc, dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti indagato nel filone sul caso Garlasco che lo vede accusato di corruzione in atti giudiziari. Un primo annullamento, sempre da parte dei giudici, risaliva al 17 ottobre dopo perquisizioni e sequestri del 26 settembre. Un altro annullamento da parte del Riesame bresciano del decreto di sequestro degli stessi dispositivi aveva riguardato la tranche d’indagine su Venditti ed altri sul cosiddetto “sistema Pavia”.

 

I giudici del Riesame (presidente Giovanni Pagliuca) hanno annullato, come si legge nel dispositivo, “il decreto di sequestro probatorio” emesso dalla Procura bresciana il 24 ottobre, dopo l’annullamento del precedente nell’inchiesta per corruzione in atti giudiziari che vede indagato anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea. La decisione di annullare il decreto riguarda anche i dispositivi degli ex carabinieri pavesi Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, i cui legali avevano fatto ricorso. I giudici hanno ordinato per tutti e tre la “restituzione” di “tutti i beni sequestrati, unitamente ai dati eventualmente già estrapolati”.

I dispositivi di Venditti, comunque, restano ancora in mano a pm e investigatori della Gdf bresciana, perché la Procura aveva deciso di effettuare un accertamento irripetibile per le copie forensi e l’estrazione dei dati, ma la difesa, poi, ha chiesto al gip che eventualmente si proceda con incidente probatorio, nominando un perito terzo.

Il legale Aiello, in particolare, aveva fatto notare che, oltre all’assenza di gravi indizi di colpevolezza per procedere con perquisizioni e sequestri, la Procura anche nel secondo decreto sul caso Garlasco, con motivazioni più ampie, non aveva indicato parole chiave per effettuare le  analisi sui dispositivi, volendo portare avanti una ricerca a  tappeto e, tra l’altro, estesa a livello temporale per 11 anni,  dal 2014, quando il magistrato divenne procuratore aggiunto a Pavia, fino a quest’anno.

I due parametri, ovvero delimitazione del periodo temporale di estrazione e individuazione delle parole chiave, sono “prescritti dalla norma e dalla Cassazione”, ha precisato Aiello. Tra l’altro, dopo l’udienza al Riesame del 14 novembre, ossia la terza in poche settimane (l’annullamento sul “sistema Pavia” aveva riguardato anche i dispositivi dell’ex pm pavese, ora a Milano, Pietro Paolo Mazza), c’era stato uno scontro, fatto di dichiarazioni, tra difesa e pm. Il difensore aveva lamentato che la Procura bresciana non si era nemmeno presentata in aula, mentre i pm con una nota avevano parlato di “attacchi sopra le righe”. 

 

Condividere.
Exit mobile version