Il suicidio è oggi la principale  causa di morte in Europa tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, la seconda in Italia dopo gli incidenti stradali. A fare il  punto, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio 2025 che si celebra oggi, è la Sinpia (Società italiana di  Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza). Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno nel mondo si tolgono la vita più di 700 mila persone, con un tentativo ogni circa 20 atti  conclusivi, e oltre 150 mila in Europa, ovvero quasi 400 suicidi al  giorno, di cui 4000 ogni anno solo in Italia. 

I campanelli d’allarme

”Tra i campanelli d’allarme da non sottovalutare negli adolescenti –  spiega Elisa Fazzi, presidente Sinpia e professore ordinario di Neuropsichiatria infantile dell’Università degli Studi di Brescia – ci sono i comportamenti autolesivi, non sempre collegati a rischio  suicidario, ma che possono aumentarne la probabilità soprattutto se si presentano con manifestazioni gravi, ripetute e prolungate nel tempo.  Inoltre, va considerata la forte associazione di tali comportamenti  con i disturbi dell’umore, in particolare di tipo depressivo,  condizioni psichiatriche frequentemente sottostanti a ideazioni  suicidarie e tentativi di suicidio”.    

L’autolesionismo colpisce in Europa circa 1 adolescente su 51 e, insieme all’ideazione suicidaria e ai tentativi di suicidio, è oggi  tra le cause più frequenti di accesso in urgenza ai servizi di  Neuropsichiatria infanzia a adolescenza (Npia) – ricorda Sinpia – Un  concetto distinto è quello di parasuicidalità: comportamenti  autolesivi intenzionali privi di una reale volontà di morire, nei  quali l’eventuale esito letale è accidentale. Le forme più comuni di  autolesionismo non suicidario includono diversi tipi di lesioni  corporee, tra cui tagli, ustioni ed escoriazioni anche di vario grado, spesso ripetitive, il tagliarsi con oggetti affilati (coltelli,  lamette, aghi, temperini), bruciarsi la pelle (spesso con sigarette) o marchiarsi con oggetti roventi. Questi comportamenti risultano  particolarmente diffusi tra adolescenti e giovani adulti e, sebbene  suicidalità e autolesionismo non suicidario siano fenomeni distinti,  tra i due esiste una correlazione. Le persone che adottano  comportamenti autolesivi, infatti, hanno una probabilità quattro volte maggiore di tentare il suicidio nel corso della vita”.

L’impulsività è un fattore chiave nel comportamento suicidario durante l’adolescenza

Numerose ricerche hanno evidenziato come l’impulsività rappresenti un fattore chiave nel comportamento  suicidario durante l’adolescenza, con una stretta correlazione tra questa caratteristica e i tentativi concreti di suicidio. ”Questo periodo della vita – commenta Renato Borgatti, direttore della Struttura Complessa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza  della Fondazione Mondino Irccs e dell’Università di Pavia, membro del  Direttivo Sinpia – è caratterizzato da profondi cambiamenti neurobiologici che influenzano significativamente il controllo degli  impulsi e la regolazione emotiva, aumentando la vulnerabilità  dell’individuo a comportamenti autodistruttivi. Uno dei principali  fattori che contribuiscono a questa maggiore impulsività è lo sviluppo asincrono del cervello adolescenziale. Il sistema limbico, coinvolto  nell’elaborazione delle emozioni e nella ricerca di ricompense  immediate, matura precocemente rispetto alle regioni corticali  prefrontali, deputate al controllo cognitivo e alla regolazione degli  impulsi. Questo squilibrio neurobiologico porta a una difficoltà nel  valutare le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni e aumenta la propensione a comportamenti impulsivi e rischiosi. Inoltre,  l’aumento della plasticità cerebrale in questa fase di sviluppo rende  l’adolescente particolarmente suscettibile a influenze ambientali e  sociali, amplificando ulteriormente il rischio di comportamenti  suicidari”.     

E’ indubbio che un maggior rischio di comportamenti suicidari sia riscontrabile in diverse patologie psichiatriche dalla depressione ai  disturbi bipolari, disturbi di personalità (in particolare borderline  e narcisistico), disturbo d’ansia generalizzata e attacchi di panico.  ”Ma non è raro in adolescenza – prosegue Renato Borgatti – imbattersi in ragazzi che, pur non manifestando alcun tipo di disturbo  psichiatrico evidente, stiano attraversando una profonda crisi nel  loro percorso evolutivo che genera un dolore psichico intollerabile  tanto da far apparire la morte come l’unica possibile soluzione. Questa assoluta mancanza di speranza per un domani migliore, il  sentimento di ”assenza di speranza” come perdita di fiducia nella possibilità di risolvere i problemi, e l’adozione di uno stile di  difesa evitante, sono mediatori cruciali del suicidio  adolescenziale”.

Nella preadolescenza possono manifestarsi i primi attacchi al  corpo e/o pensieri negativi

Negli ultimi anni – interviene Arianna Terrinoni, Dirigente Medico Neuropsichiatra Infantile Uoc Npi  Policlinico Umberto I Roma-Unità Emergenze Psichiatriche Adolescenti e membro del Direttivo SINPIA – si è assistito ad una significativa  anticipazione di questo tipo di comportamenti, per cui già nella preadolescenza possono manifestarsi i primi attacchi al corpo e/o  pensieri negativi anche di matrice anti-conservativa. Avanzare delle  proposte terapeutiche che consentano di porre una sensibile attenzione verso le nuove generazioni, affrontando e costruendo precocemente  adeguate capacità di tolleranza emotiva, solide esperienze di  auto-efficacia personale e competenze relazionali significative, può  modificare molte traiettorie psicopatologiche. Sviluppare il senso di  appartenenza alla vita di un giovane significa fornire risposte  autentiche alle famiglie, investire sulla scuola, e oggi, diffondere  politiche di supporto anche nel mondo del web. Per poterli raggiungere tutti, nessuno escluso”.  

La prevenzione

Fare prevenzione è possibile e necessario – conclude Elisa Fazzi – e ciò richiede interventi scientificamente fondati, attuati su più  livelli: dal singolo individuo e dalla sua famiglia, fino alla  comunità, in particolare scuola e società, fino ad arrivare ad azioni  politiche nazionali. Oggi più che mai è fondamentale investire nei  servizi territoriali ed ospedalieri di Neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza da troppo tempo sottodimensionati, in termini di  personale, risorse e strutture adeguate, per intercettare in tempo  situazioni di sofferenza creando, al tempo stesso, una cultura del  dialogo, dell’ascolto e della vicinanza per poter intervenire con  efficacia. Perché dietro ogni adolescente che pensa di non avere  alternative, dietro ogni giovane che immagina di interrompere la sua  vita o sente di essere un peso, c’è una domanda inespressa, un bisogno di essere visto e ascoltato. Dare una risposta a quella domanda è la  nostra responsabilità più grande”.

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