I due astronauti statunitensi Butch Wilmore e Suni Williams, arrivati lo scorso 6 giugno sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) con la navetta Starliner di Boeing, ma rimasti bloccati per problemi tecnici, adesso hanno una navicella per tornare sulla Terra.

È decollata infatti sabato da Cape Canaveral la missione Crew 9 con due astronauti – Nick Hague della Nasa e il russo Aleksandr Gorbunov – anziché quattro, per lasciare due sedili liberi ai colleghi americani.

Il rientro dei quattro è previsto nel febbraio 2025, quando saranno trascorsi 8 mesi di un viaggio che sarebbe dovuto durare 8 giorni.

Hague e Gorbunov si uniscono così all’equipaggio della Expedition 72, al comando di Sunita Williams e composto dagli astronauti della Nasa Michael Barratt, Matthew Dominick, Jeanette Epps, Don Pettit, oltre che da Wilmore e Williams, e dai cosmonauti Alexander Grebenkin, Alexey Ovchinin e Ivan Vagner.

Il numero di membri dell’equipaggio a bordo della stazione spaziale sale così a 11 per un breve periodo, fino a quando Barratt, Dominick, Epps e Grebenkin, della missione Crew 8, lasceranno la Stazione spaziale all’inizio di ottobre.

Ad agosto l’annuncio Nasa: “Torneranno con SpaceX”

“Dopo un’ampia revisione da parte di esperti dell’agenzia, il Boeing Crew Flight Test della Nasa tornerà con uno Starliner senza equipaggio. Gli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams dovrebbero tornare sulla Terra la prossima primavera a bordo della missione SpaceX Crew-9 della Nasa”. Questo l’annuncio dello scorso 24 agosto da parte dell’agenzia spaziale americana via social.

“La decisione di lasciare Butch Wilmore e Suni Williams sulla Stazione Spaziale Internazionale e riportare a casa Starliner senza equipaggio è il frutto del nostro impegno alla sicurezza“, ha detto il capo dell’agenzia spaziale americana Bill Nelson, precisando che Boeing ha “lavorato duramente con la Nasa per ottenere i dati necessari per prendere questa decisione. Vogliamo capire le cause alla radice e come migliorare il design in modo che Starliner possa giocare un ruolo importante nell’assicurare l’accesso all’Iss”. La decisione della Nasa – spiega ancora Nelson – tiene conto degli errori del passato e mostra l’impegno a non ripeterli. “Abbiamo già perso due shuttle”, ricorda il capo dell’agenzia spaziale americana.

I problemi tecnici

La Starliner era stata lanciata il 5 giugno nonostante fosse già nota una perdita di elio nel sistema di propulsione, che aveva fatto saltare un tentativo di lancio a maggio. La perdita era stata poi isolata e ritenuta sufficientemente piccola da non preoccupare. Ma durante il rendez-vous di giugno con la Stazione Spaziale Internazionale si sono verificate altre quattro perdite e cinque propulsori hanno avuto un calo di spinta. È comunque riuscita ad attraccare alla Iss, ma dopo 2 mesi di test e analisi la Nasa ha deciso il rientro automatico sulla Terra già dal 6 settembre, lasciando però l’equipaggio nel laboratorio orbitante.

Cos’è la Starliner

Nel 2014 la Nasa ha assegnato a Boeing e SpaceX due contratti dal valore, rispettivamente, di 4,2 e 2,6 miliardi di dollari per la costruzione di veicoli capaci di assicurare l’avvicendamento di astronauti e merci sulla Stazione Spaziale Internazionale, dopo il ritiro del programma Space Shuttle.

Mentre Boeing con il suo progetto Starliner ha subito diverse battute d’arresto nel tempo, con problemi tecnici che hanno fatto slittare alcuni lanci e sforare il budget, SpaceX dal 2020 trasporta regolarmente gli astronauti sulla Iss. A giugno finalmente anche Boeing è riuscita a portare gli astronauti sulla stazione orbitante, ma i guasti riscontrati hanno impedito che la missione si concludesse con il previsto rientro di Wilmore e Williams.

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