L’accordo raggiunto fra gli Stati Uniti e la Cina ripristina la tregua commerciale raggiunta a maggio a Ginevra e affronta alcuni dei nodi principali nelle relazioni fra le due superpotenze economiche mondiali, ossia quello delle terre rare e quello dei chip.
Pechino è infatti affamata di semiconduttori avanzati per accelerare il suo sviluppo tecnologico e l’intelligenza artificiale, mentre Washington dipende dai minerali critici cinesi per molte delle sue industrie, in primis quella automobilistica che è un tassello essenziale nel piano di Donald Trump per rilanciare la potenza manifatturiera americana.
Ecco i principali punti dell’intesa.
Cosa sono i minerali delle terre rare e perché Trump li vuole? (Reuters)
L’accordo sulle terre rare e sui magneti
La Cina si impegna ad allentare i controlli all’export sulle terre rare e “approverà tutte le richieste di magneti dalle aziende americane”, ha detto il segretario al commercio Usa Howard Lutcnick. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, però, la Cina intende imporre un limite di sei mesi alle licenze di esportazione di terre rare per le case automobilistiche e i produttori americani, lasciandosi così un margine di manovra nel caso in cui le tensioni commerciali dovessero riaccendersi. Pechino è il leader indiscusso di minerali critici a livello mondiale producendone circa il 60% della fornitura globale e lavorandone quasi il 90%.

Export terre rare (Pixabay)
L’accordo sui Chip
Gli Stati Uniti si impegnano a rimuovere alcune delle restrizioni alle esportazioni, in quella che è una netta inversione di tendenza rispetto all’amministrazione Biden che aveva attuato il cosiddetto approccio “cortile piccolo, recinzione alta”, per limitare la possibilità della Cina di ottenere tecnologia americana da usare per il suo esercito. “Non invieremo alla Cina i nostri migliori chip”, ha precisato però Lutnick.
La guerra dei chip tra Cina e Stati Uniti (Getty)
L’accordo sugli studenti
Washington si impegna ad accettare gli studenti cinesi nei college e nelle università americane a dispetto della stretta sui visti annunciata dal segretario di stato Usa, Marco Rubio.
I dazi
Restano ai livelli attuali. L’accordo di Londra mantiene le tariffe al livello stabilito durante il vertice di Ginevra di maggio, quando gli Stati Uniti e la Cina si sono impegnate a ridurre i loro dazi del 115% portandoli rispettivamente al 30% e al 10%. Annunciando l’intesa, Donald Trump ha parlato di tariffe sul made in China al 55%, lasciando intravedere un possibile aumento delle tariffe, ma la Casa Bianca ha spiegato che la cifra del presidente include le tariffe imposte nel secondo mandato (10% quelle universali e 20% sul Fentanyl) e quelle del 25% imposte nel primo mandato.