Il granchio blu è tornato alla ribalta delle cronache perché per contrastarne la diffusione è stato nominato niente poco di meno che un Commissario Straordinario: l’ex Prefetto Caterino. Aldo Grasso sul Corriere della Sera ironizza “sull’Italia alle vongole” che affronta i problemi con tavoli emergenziali e commissioni di inchiesta. Ha ragione? Forse, ma la burocrazia non è la causa del problema e non credo sarà la soluzione. Il granchio blu è una sventura per gli allevatori di vongole, cozze e ostriche perchè lui le divora in gran numero. E questo è un fatto, non è un’opinione. Ma l’idea che l’uomo possa dominare la natura è un’opinione velleitaria e pericolosa.
La natura non obbedisce e puó essere imprevedibile. Gli allevatori di mitili non avevano messo in conto il granchio blu, come i produttori di olio del Salento non avevano messo in conto la Xylella. Quando l’uomo incappa in questi fenomeni, se la prende con la natura e chiede aiuto ai governanti. Ma siamo sicuri che è giusto continuare a ragionare così? La natura non è ne buona né cattiva, è chimica, fisica e biologia, in un equilibrio fragile in cui i vuoti si riempiono. Se manca un predatore, le sue prede abbondano.
Davanti alle coste orientali americane, il granchio blu non è infestante, anzi lotta per sopravvivere perchè tartarughe, pesci, polpi e uccelli ne sono ghiotti e controllano l’aumento della popolazione. Nel Mediterraneo abbiamo decimato pesci e crostacei tanto che due terzi di quelli che mangiamo siamo costretti a importarli dall’estero e quindi i granchi blu sguazzano. Sì potrebbe fare affidamento sugli uccelli, ma chi glielo fa fare a un gabbiano di affrontare le robuste chele del granchio in grado di staccargli il becco quando nelle città trova sacchi della spazzatura ovunque?
Il mare è un sistema complesso che conosciamo appena e non siamo in grado di riparare. Quindi non lo dobbiamo guastare. Oggi il problema è il granchio blu, domani saranno le meduse, poi il pesce scorpione e poi la mucillagine… ma il vero problema siamo noi
Abbiamo danneggiato i nostri fondali, ma nessuno se ne accorge perche’ dopo che è passato un peschereccio che ha spianato alghe, coralli, pesci e polpi, il mare, da fuori, sembra lo stesso di prima. Se le nostre tasse continuano a finanziare questa pesca devastante che è lo strascico, non ha molto senso lamentarsi degli squilibri che avvengono in mare. Senza sussidi, la pesca avrebbe chiuso da tempo, perché è un’attività non più redditizia ed economicamente già fallita, ma non sarà raddoppiando i commissari che il mare darà quelle risorse necessarie a mantenere il suo equilibrio.
Ci aspetta un futuro in cui il pesce di mare costerà carissimo, pur senza considerare che i ricavi sono privati e i costi ambientali di tutti. Quando si accosta la figura del pescatore a quella dell’agricoltore non si tiene presente che il pescatore non è proprietario del terreno, non semina, non annaffia, con concima e non pota. Il pescatore è un cacciatore che cattura pesci che fino a un attimo prima erano di tutti e subito dopo diventano solo suoi. La mancanza di predatori porta a pensare che per arginare la moltiplicazione dei granchi blu occorra puntare su padelle, aglio, sussidi e commissari, ma il mare è un sistema complesso che conosciamo appena e non siamo in grado di riparare. Quindi non lo dobbiamo guastare. Oggi il problema è il granchio blu, domani saranno le meduse poi il pesce scorpione e poi la mucillagine… ma il vero problema siamo noi.
Alberto Luca Recchi (Alberto Luca Recchi)
* Alberto Luca Recchi è un esploratore del Mare. L’unico italiano ad avere fatto un libro fotografico per il National Geographic. Sue sono le prime spedizioni alla ricerca di squali e balene nel Mediterraneo. Ha scritto molti libri, di cui 5 con Piero Angela. Autore del podcast “Un mare di Storie di Alberto Luca Recchi”