Un camion di fango e detriti dell’alluvione scaricati dagli attivisti di Greenpeace Italia davanti alla sede romana dell’Eni, il colosso energetico italiano. L’iniziativa di “Climate Justice Delivery” (Consegna di giustizia climatica) dell’organizzazione ambientalista si è svolta all’insegna dello slogan “Chi rompe paga”, la campagna che imputa ai colossi dell’energia da fonti fossili la maggiore responsabilità delle emissioni all’origine del cambiamento climatico.
L’attivista Federico Spadini spiega: “Abbiamo riconsegnato all’Eni, al quartier generale a Roma, gli oggetti raccolti dopo l’alluvione in Emilia-Romagna a settembre di quest’anno e a Rio Grande do Sul in Brasile nella primavera di quest’anno e lo abbiamo fatto perché Eni è tra i principali responsabili della crisi climatica. Abbiamo riportato queste macerie e questi oggetti, che una volta erano un simbolo di vite, ai legittimi proprietari, chi causa la crisi climatica con le proprie emissioni”.