Negli ultimi giorni, precisamente il 25 agosto 2025, una potente tempesta di sabbia, nota come haboob, ha travolto l’area metropolitana di Phoenix, in Arizona. Questo fenomeno meteorologico, tipico della stagione monsonica nel deserto del Sudovest americano, è stato generato da venti forti associati a temporali, che hanno sollevato enormi quantità di polvere e sabbia dal suolo arido, creando un muro di polvere alto migliaia di piedi e lungo miglia.
L’haboob ha colpito nel tardo pomeriggio, riducendo la visibilità a zero in pochi minuti e trasformando il giorno in notte. Autostrade come l’I-10 e l’I-17 sono state teatro di caos, con il National Weather Service che ha emesso avvisi urgenti: “Pull aside, stay alive!” per esortare i guidatori a fermarsi e spegnere le luci. Una testimone, Bernae Boykin Hitesman, ha descritto la scena terrificante mentre guidava con i figli: “Non vedevo la mano davanti al viso, i bambini erano terrorizzati”. Le conseguenze sono state immediate e gravi. Circa 57.000 case e imprese hanno subito interruzioni di corrente elettrica, soprattutto nella contea di Maricopa. All’aeroporto internazionale di Phoenix Sky Harbor, un ground stop ha bloccato decolli e atterraggi per un’ora, causando ritardi fino a 30 minuti e deviazioni di oltre 40 voli verso Tucson o Las Vegas. Venti fino a 120 kmh hanno danneggiato un ponte di collegamento al Terminal 4 e provocato la caduta di alberi e linee elettriche a Gilbert e Chandler.
Seguendo la polvere, piogge torrenziali e fulmini hanno portato a inondazioni e ulteriori danni, con accumuli di pioggia fino a 1 pollice nella Valley. L’evento ha evidenziato i rischi della siccità persistente in Arizona, nonostante la stagione monsonica, e ha ricordato l’importanza della preparazione: evitare di guidare in queste condizioni e monitorare gli avvisi meteo. Mentre le squadre di emergenza lavorano per riparare i danni, il National Weather Service prevede ulteriori temporali il 26 agosto, con probabilità del 40%, prima di un ritorno al clima secco. Questo haboob, uno dei più intensi del 2025, sottolinea come il cambiamento climatico possa intensificare questi eventi estremi nel deserto.