«Hotel Portofino», la miniserie britannica che vira in soap opera- Corriere.it

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di Aldo Grasso

Rai1 ha riproposto la miniserie britannica, ambientata sulla Riviera Ligure nel 1926

Cambiando l’ordine dei vettori, il prodotto non cambia. Rai1 ha riproposto la miniserie britannica «Hotel Portofino», già andata in onda la scorsa stagione su Sky. È estate, Portofino («I found my love in Portofino, perché nei sogni credo ancor, lo strano gioco del destino a Portofino m’ha preso il cuor…»), una serie inglese, chissà forse mi sono sbagliato, la trama è interessante.

L’idea di partenza non è male, perché Portofino è qualcosa di più di un bel posto, vira subito sul simbolico: rappresenta la luce dopo il buio della Grande Guerra, il sole dopo il grande freddo, la rinascita dopo la morte civile.

Riviera Ligure 1926, l’affascinante proprietaria dell’Hotel Portofino, l’inglese Bella Ainsworth (Natascha McElhone), intraprendente figlia di un ricco industriale britannico, si deve destreggiare tra i suoi ricchi, cosmopoliti ed esigenti clienti, senza trovare grande aiuto nell’aristocratico e ambiguo marito Cecil. Sono gli anni in cui il fascismo si fa strada e Bella comincia a comprendere la natura violenta del Partito, il cui capo locale è l’avido Vincenzo Danioni.

Anche se Bella legge Emily Dickinson, scrive a un amore lontano, fa ascoltare ai suoi ospiti romanze italiane, assiste perplessa a un tentativo di matrimonio combinato tra suo figlio e la figlia di un ex amante del marito, ben presto la storia vira in soap opera. Non ci sarebbe nulla di male, se la serie non lasciasse trasparire ambizioni che non riesce a mantenere (è soap tutto ciò che è prevedibile, parole e azioni). Nel tentativo di alzare l’asticella, c’è anche un’iniezione di thriller: la polizia locale indaga sulla scomparsa del cimelio degli Ainsworth. Sia gli ospiti che gli impiegati dell’albergo rientrano tra i sospettati. Vecchia legge della narrativa: la verità della storia sta nei dettagli.

Nella miniserie «Hotel Portofino» non c’è Portofino, non per esigenze realistiche (il miracolo della fiction è che si può fingere di essere in un posto ricreandolo completamente in uno studio) ma per motivi di cuore: non ci sono quei dettagli che fanno di «Portofino» un luogo dell’anima, un’atmosfera di vita e di gente, uno spazio per sognare.

2 agosto 2023 (modifica il 2 agosto 2023 | 19:42)

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