C’era sangue sul pavimento della sala dell’appartamento di Senago dove Alessandro Impagnatiello la sera del 27 maggio 2023 ha ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. La “più importante luminescenza” è stata vista proprio lì grazie “alla nebulizzazione del luminol” che ha prodotto una “luce intensa durata parecchi minuti”.

Una ricostruzione lucida, basata sugli esiti delle prove scientifiche quella rilasciata davanti alla Corte di assise di Milano dal tenente colonello Cristian Marchetti, comandante della sezione Rilievi del nucleo investigativo dei carabinieri, sentito come testimone. L’ufficiale ha riferito circa il sopralluogo del 6 giugno nel trilocale di via Novella in apertura della settima udienza del processo in cui Impagnatiello è imputato per  omicidio pluriaggravato, distruzione di cadavere e interruzione non consenziente di gravidanza.

La ricostruzione dell’omicidio

Davanti alla corte è stata ricostruita la dinamica dell’omicidio. È il luminol a raccontare cosa accaduto fra la 29enne il suo compagno Alessandro Impagnatiello. 

Il pavimento della sala dell’appartamento di Senago durante gli accertamenti con il luminol “si è acceso per parecchi minuti” per via di una copiosa presenza di sangue che nemmeno una accurata pulizia è riuscita a cancellare. Ciò significa che Giulia Tramontano la sera del 27 maggio scorso è stata uccisa lì, nel soggiorno di casa, ha confermato in aula il responsabile della scientifica dei carabinieri.

“Il pavimento è stato lavato molto bene”, ha spiegato l’investigatore, ma le “piastrelle di quella sala sono porose” e il “sangue è rimasto” nonostante il “lavaggio”. Mentre sul “pavimento di legno” senza “fughe” del disimpegno verso il bagno, dove il cadavere è stato trasportato nel tentativo di dargli fuoco nella vasca, sono rimaste tracce minime “sul battiscopa” probabilmente a causa di un “mocio o uno straccio”.

L’investigatore, anche con l’aiuto di slide, ha ripercorso le tappe dei rilievi fatti sull’auto, nell’abitazione, nel box e nella cantina. Nella macchina di Impagnatiello è stata riscontrata “una fortissima luminescenza nel pianale del baule. È durata più di due minuti”, ha affermato. Invece nell’appartamento, il pavimento della sala si è illuminato “quasi a giorno”, mentre gli accertamenti sul divano e sul tappeto hanno dato esito negativo. E questo perché il primo, al momento del brutale assassinio, era stato “a mio avviso probabilmente coperto con un telo mai ritrovato” e il secondo “tolto dal pavimento”. 

Inoltre ha spiegato di aver repertato parecchi “flaconi di ammoniaca e candeggina, sacchi di plastica e guanti”, materiale, secondo la ricostruzione, usato per ripulire la scena del delitto e per sbarazzarsi del corpo di Giulia.

E’ stato poi chiamato a deporre un altro investigatore dei Ris di Parma in particolare sulle tracce di sangue relative al trascinamento del cadavere, che Impagnatiello ha tentato anche di bruciare, sulle scale della palazzina e tra la cantina e il box.

Una macchia di sangue è stata trovata anche sulla “parete davanti alla porta d’ingresso”, l’unica su un muro invece che sul pavimento. Altre tracce sono state rilevate in varie zone dell’abitazione e sulle assi di legno in box e cantina, ha spiegato. Prove che nel processo vanno incrociate con le 37 coltellate rilevate dall’autopsia sul corpo della donna, aggredita alle spalle con dei coltelli da cucina e poi spostata ai piani inferiori, forse con un carrellino “molto probabilmente utilizzato per trasportare il corpo”.

Elementi che fanno ritenere la pm Alessia Menegazzo con l’aggiunta Letizia Mannella che Impagnatiello avesse preparato la scena prima di uccidere Giulia con 37 coltellate rafforzando quindi la contestazione dell’aggravante della premeditazione. 

Sui 6 coltelli sequestrati e repertati – di cui alcuni compatibili con le lesioni – è stato trovato dna “dal profilo misto” ma nessuna “impronta digitale”. “Non è strano che non ci siano impronte sui coltelli da cucina?”, ha chiesto la pm Alessia Menegazzo alludendo a un lavaggio delle presunte armi del delitto. 

In aula si torna fra 4 giorni. Il 27 maggio, a un anno esatto dalla morte di Giulia, Impagnatiello sarà chiamato a sedersi sul banco degli imputati per rispondere alle domande.

La famiglia Tramontano chiede i ricordi di Giulia e Thiago

Intanto la famiglia di Giulia Tramontano ha  depositato alla corte d’Assise di Milano un’istanza di dissequestro temporaneo dell’appartamento di via Novella 14 a Senago per chiedere di accedervi temporaneamente e riprendere gli “effetti personali” della 29enne uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello a cominciare dalla “cameretta” di Thiago e i “vestitini” del bimbo che la giovane portava in grembo e che sarebbe nato 3 mesi dopo l’omicidio. 

La richiesta è stata depositata questa mattina dall’avvocato della famiglia Giovanni Cacciapuoti. Anche la difesa del 30enne, avvocate Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, presenteranno la stessa richiesta perché il “fratello” e la “madre” vorrebbero riprendere alcuni degli oggetti in casa. Le pm Alessia Menegazzo e l’aggiunta Letizia Mannella hanno dato parere “favorevole” proponendo un accesso “concordato” con la squadra omicidi dei carabinieri. L’appartamento  della coppia era in affitto ed è stato oggetto di analisi e consulenze scientifiche nel corso dell’indagine. La “restituzione dell’immobile” può essere invece richiesta solo dal proprietario.

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