Finirà presto all’attenzione dei magistrati italiani il caso degli attivisti e dei giornalisti spiati attraverso uno spyware di un’azienda israeliana. Intrusioni avvenute tramite un software militare di hacking gestito dalla società Paragon Solution. Tra le vittime c’è chi è pronto a depositare un esposto per chiedere agli inquirenti di definire i contorni della vicenda e in particolare di accertare chi sono i mandanti, i soggetti che hanno chiesto di mettere sotto controllo le comunicazioni di almeno sette persone in Italia.
Spionaggio, Smartphone, Hacker (Getty)
“Siamo al lavoro con il nostro legal team per mettere a punto un documento da inviare a Palermo e Roma”, annuncia Luca Casarini, capomissione e tra i fondatori dell’Ong Mediterranea Saving Solution, che mercoledì ha ricevuto sul suo cellulare una comunicazione ufficiale da Meta, società che gestisce il servizio Whatsapp, con cui è stato informato che il suo device è stato “violato da una operazione di spyware ad alto livello, attraverso l’uso di un software definito tra i più sofisticati al mondo”.
L’incartamento all’inizio della prossima settimana sarà messo a disposizione anche al Centro per la sicurezza cibernetica della Polizia di Stato. “Forniremo agli inquirenti – prosegue Casarini – tutti gli elementi necessari ad avviare le indagini: vogliamo capire cosa è successo, chi ha ordinato di spiare il telefono e soprattutto per quanto tempo è andata avanti questa attività illecita”.
l capomissione della ong Mediterranea tra gli utenti nel mirino dello spyware. Tra loro anche Cancellato, direttore di Fanpage. (@web)
Il procedimento, alla luce delle fattispecie penali ipotizzate, verrà coordinato dai pm che si occupano di antiterrorismo che avvieranno le prime verifiche. Nella sua comunicazione Meta consigliava di cambiare subito il cellulare e di rivolgersi ai propri consulenti, un team di ricerca all’Università di Toronto, The Citizen Lab. I tecnici Usa sono si sono messi al lavoro sul cellulare utilizzato da Casarini con l’obiettivo di ricostruire l’arco temporale in cui è stata effettuato il monitoraggio illecito delle comunicazioni.
Nella presunta rete delle captazioni illegali sono finiti anche giornalisti, tra questi il direttore di Fanpage Francesco Cancellato che precisa però “di non avere presentato nessuna denuncia”. Il Comitato Esecutivo del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti condanna quanto avvenuto affermando che intercettare i cronisti “non solo è inaccettabile e contrario al principio di libertà di stampa ma è anche vietato dalla legge. Il Media Freedom Act il regolamento europeo sui media – afferma l’Odg -, è vincolante per gli stati membri e sancisce il divieto di intercettare, soprattutto con i software-spia, i giornalisti, salvo casi di estrema gravità”.