Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, nel suo primo messaggio dopo l’arresto in Francia, la sera del 24 agosto, scrive sul suo stesso canale Telegram che è “sorprendente” che qualcuno sia ritenuto responsabile per crimini commessi da altri, negando anche che la sua piattaforma di messaggistica sia un “paradiso anarchico”.
Per il 39enne imprenditore russo “utilizzare le leggi dell’era pre-smartphone per accusare un amministratore delegato di crimini commessi da terzi sulla piattaforma che gestisce è un approccio fuorviante”.
Ha inoltre definito “assolutamente false” le affermazioni secondo cui Telegram è una sorta di paradiso anarchico: “Rimuoviamo milioni di messaggi e canali dannosi ogni giorno”, ha insistito.
Durov ha poi smentito le accuse della Francia secondo cui Parigi non avrebbe ricevuto risposte da Telegram alle sue richieste. Ha raccontato di aver aiutato personalmente le autorità francesi a “creare una linea telefonica diretta con Telegram per far fronte alla minaccia terroristica in Francia”.
Adottando un tono più conciliante alla fine del suo messaggio, Durov ha riconosciuto che il forte aumento del numero di utenti di Telegram – che ora stima a 950 milioni in tutto il mondo – ha generato una situazione che ha “reso più facile per i criminali abusare della nostra piattaforma“. “Per questo motivo mi sono prefissato l’obiettivo personale di garantire un miglioramento significativo delle cose in questo senso”, ha promesso, aggiungendo che la questione è stata analizzata “internamente” e che ulteriori dettagli saranno comunicati in futuro.
“Spero che gli eventi di agosto permettano a Telegram – e al settore dei social media nel suo insieme – di diventare più sicuro e più forte”, ha detto. Ha aggiunto che se Telegram non riuscisse a trovare un accordo con le autorità di regolamentazione locali sul “giusto equilibrio tra privacy e sicurezza”, allora “saremmo pronti a lasciare il Paese”.
Lo scorso 28 agosto a Durov è stato concesso il rilascio condizionale a fronte di una cauzione di cinque milioni di euro, e a condizione che si presenti a una stazione di polizia due volte alla settimana. Dovrà quindi rimanere in Francia.