Un imprenditore britannico è stato condannato per il reato di ricettazione a 21 mesi di reclusione, con pena sospesa, per il suo ruolo nel clamoroso furto del wc d’oro dell’artista padovano Maurizio Cattelan, avvenuto nel 2019 al Blenheim Palace, nell’Oxfordshire (noto per essere la casa natale di Winston Churchill). Il prezioso oggetto, opera dal titolo “America” (2016) e interamente realizzato in oro 18 carati, aveva un valore stimato di oltre 6 milioni di dollari.
Frederick Doe, questo il nome dell’imputato, è stato riconosciuto colpevole di cospirazione per la cessione di beni di provenienza illecita. Pur avendo avuto un ruolo marginale nel colpo – secondo il giudice Ian Pringle – è stato comunque coinvolto nella fase successiva alla rapina, quella relativa al tentativo di ‘piazzare’ il prezioso oggetto sul mercato nero.
Il giudice del Tribunale di Oxford ha tenuto conto del passato incensurato dell’imprenditore e ha sottolineato come Doe sia stato presumibilmente manipolato dagli altri membri della banda. “Il suo coinvolgimento è stato limitato, non ha ottenuto alcun guadagno personale e la sua partecipazione è durata poco tempo”, ha affermato il magistrato durante la lettura della sentenza. Oltre alla condanna sospesa, Doe dovrà svolgere 240 ore di lavori socialmente utili.
Il furto si è consumato alle prime luci dell’alba del 14 settembre 2019. I ladri, tra cui Michael Jones e James Sheen (già condannati nel marzo scorso e in attesa di determinazione della sentenza), utilizzarono due veicoli rubati per sfondare i cancelli del Blenheim Palace. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la banda forzò l’ingresso del palazzo con mazze e piedi di porco, riuscendo a smontare il wc d’oro, che all’epoca era perfettamente funzionante e collegato all’impianto idraulico del palazzo. La fuga venne immortalata dalle telecamere di sorveglianza.
Nei giorni seguenti, Doe venne contattato da Sheen per cercare di vendere l’oro, utilizzando messaggi cifrati. Le autorità hanno intercettato una telefonata in cui Doe affermava di poter “vendere il water da 227 libbre d’oro in due secondi netti”. Tuttavia, né l’oggetto né l’oro sono mai stati ritrovati. Si ritiene che l’opera sia stata smontata e fusa per essere rivenduta come metallo prezioso. Le indagini sono state condotte su tutto il territorio britannico, coinvolgendo numerosi reparti investigativi. “Si è trattato di un furto audace e accuratamente pianificato, ma i responsabili hanno lasciato dietro di sé molte tracce: impronte, riprese video, dati telefonici“, ha dichiarato Shan Saunders del Crown Prosecution Service. Con la condanna di Frederick Doe, si chiude un nuovo capitolo di una vicenda che ha fatto il giro del mondo, mettendo ancora una volta sotto i riflettori l’irriverente arte di Maurizio Cattelan e sollevando domande sul valore – economico, simbolico e culturale – dell’arte contemporanea.