Il parere negativo, o il “non visto di legittimità”, della Corte dei Conti non blocca l’opera in modo assoluto, ma crea un forte ostacolo procedurale e politico che il Governo deve affrontare.

Ecco i principali strumenti e passaggi che il Governo può e deve adottare per tentare di superare l’attuale empasse:

1. La risposta tecnica e procedurale (la via istituzionale)

Il primo e più importante passo è rispondere in modo esaustivo ai rilievi sollevati dai magistrati contabili. La Corte dei Conti ha negato il visto alla delibera CIPE perché ha riscontrato lacune significative su:

  • Sostenibilità economico-finanziaria: adeguatezza delle previsioni sui costi totali (che sono cresciuti notevolmente rispetto al progetto originale), sui ricavi attesi e sul piano tariffario.
  • Conformità normativa: Rispetto delle direttive europee, in particolare quelle relative all’obbligo di rifare la gara d’appalto se il valore del contratto supera determinate soglie (il costo attuale eccede di oltre il 50% il valore del contratto originario).
  • Aspetti ambientali e di sicurezza: Mancanza di documentazione aggiornata o adeguata su zonizzazione sismica e prove del vento.

Il Governo, tramite la Società Stretto di Messina S.p.A. e il Ministero delle Infrastrutture, deve presentare una memoria con controdeduzioni e integrare la documentazione mancante o insufficiente, puntando a convincere la Sezione di controllo.

2. La deliberazione del Consiglio dei ministri (la via politica)

Questo è lo strumento più diretto per superare il rilievo in caso di persistenza del diniego:

  • Procedura: Se la Corte dei Conti mantiene la sua posizione, il Governo può comunque decidere di proseguire l’iter. La legge consente al Consiglio dei ministri di assumere un’apposita deliberazione con cui ordina la registrazione con riserva dell’atto (la delibera CIPE). Questa mossa è un atto di alta politica che scavalca formalmente il parere tecnico negativo della Corte. Tuttavia, implica l’assunzione di una responsabilità politica e contabile diretta da parte del CdM. In sostanza, il Governo prosegue “a proprio rischio e pericolo”, esponendosi a future indagini per danno erariale nel caso in cui i rilievi della Corte si concretizzino in danni per le casse dello Stato.

3. La via legale e il contenzioso (l’aggiramento dei vincoli)

Un’altra potenziale strategia, più controversa, riguarda la gestione dei vincoli legali:

  • Alcune fonti hanno ipotizzato che, a fronte del vincolo europeo di nuova gara (dovuto al superamento del costo del 50%), il Governo possa tentare di “militarizzare” o considerare strategica per la NATO l’opera per bypassare alcuni vincoli procedurali e ambientali europei. Tuttavia, questa è una strada molto rischiosa e contestata. Senza il visto di legittimità, il progetto rimane vulnerabile. Qualsiasi avvio dei lavori (o persino la firma di contratti) potrebbe essere oggetto di immediati ricorsi al TAR, al Consiglio di Stato e persino alle Corti Europee (come ha già fatto il fronte “No Ponte”), con il rischio di paralisi giudiziaria e ingenti penali a carico dello Stato.
Condividere.
Exit mobile version