Il 21 febbraio 2025, il professor Sergio Alfieri, chirurgo di fiducia di Papa Francesco e responsabile dell’équipe medica che lo ha in cura, ha tenuto una conferenza stampa presso il Policlinico Gemelli di Roma per aggiornare il pubblico sulle condizioni di salute del Pontefice, ricoverato da 8 giorni. La conferenza, svoltasi alle 17:30 nell’atrio dell’ospedale, è stata un momento atteso da giornalisti, fedeli e operatori sanitari, desiderosi di conoscere l’evoluzione del quadro clinico del Papa, che sta affrontando una seria infezione polmonare.
Alfieri ha esordito sottolineando la trasparenza voluta dal Santo Padre: “Il Papa ha sempre voluto che dicessimo la verità”, ha dichiarato, riferendosi ai bollettini medici diffusi nei giorni precedenti. Questo approccio riflette la volontà di Francesco di non nascondere la gravità della situazione, pur mantenendo un tono di speranza e resilienza. Il professore ha poi descritto le condizioni attuali, chiarendo che “il Papa non è fuori pericolo”, ma aggiungendo un elemento rassicurante: “Adesso non è in pericolo di vita”. Ha raccontato che, nella giornata del 21 febbraio, il Pontefice è stato abbastanza in forze da recarsi nella cappella dell’ospedale per pregare, un segnale positivo della sua lucidità e determinazione.
Il quadro clinico, tuttavia, rimane complesso. Alfieri ha spiegato che Papa Francesco, 88 anni, soffre di una “polmonite bilaterale” associata a un’infezione polimicrobica, ovvero causata da una combinazione di virus, batteri e miceti. Questa condizione si è sviluppata su una base di bronchiectasie e bronchite asmatiforme, rendendo il trattamento più arduo. “Ci sono tanti germi”, ha precisato, sottolineando che “l’infezione ora è solo nel polmone” e che, per il momento, non ci sono segni di germi nel sangue, eventualità che rappresenterebbe un rischio maggiore. “Se per sciagura uno di questi germi dovesse passare nel sangue, ci sarebbe una sepsi”, ha aggiunto, indicando che questo è “il vero rischio” per una persona della sua età, ma che al momento la situazione è sotto controllo.
Dal punto di vista terapeutico, Alfieri ha riferito che le cure sono state “potenziate” senza cambiarne la natura, con una riduzione di alcuni farmaci per ottimizzare la risposta del Papa. Francesco non è attaccato a macchinari: respira autonomamente, utilizzando i “naselli” per l’ossigeno solo quando necessario, e si alimenta da solo. “Sta a respiro spontaneo”, ha precisato il medico, evidenziando che il Pontefice non è allettato, ma si muove tra il letto e una poltrona, dove lavora e legge. Questo dettaglio sottolinea la straordinaria resistenza di Francesco, che Alfieri ha definito “una stoffa durissima”, lodando la sua lucidità mentale: “Ha la testa di un cinquantenne e fa battute”. Un esempio? Alla domanda “Buongiorno, Santo Padre”, ha risposto con un sorriso: “Buongiorno, Santo figlio”.
Nonostante il buonumore e i segnali positivi, Alfieri è stato cauto sulle tempistiche di recupero. “Resterà in ospedale almeno tutta la prossima settimana”, ha annunciato, spiegando che la malattia cronica di base non si può guarire, ma solo “arginare”. Il Papa, consapevole della gravità, ha riconosciuto che “a volte gli manca il respiro” e che “la situazione è seria”, ma continua a mostrarsi collaborativo e determinato. “Dobbiamo essere concentrati a superare questa fase qui”, ha concluso Alfieri, evitando speculazioni su dimissioni o scenari futuri.
Il briefing ha dipinto un ritratto di un Pontefice fragile ma combattivo, supportato da un’équipe medica che ne ammira la forza d’animo. La visita della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel pomeriggio ha ulteriormente confermato l’attenzione nazionale e internazionale sulle sue condizioni, mentre fedeli e pellegrini continuano a pregare per la sua guarigione. Alfieri ha lasciato intendere che i prossimi giorni saranno decisivi per valutare la risposta alle terapie, mantenendo un cauto ottimismo.