Dopo 24 ore di silenzio, Fratelli d’Italia interviene sul voto in Austria, ultimo terreno di scontro tra gli alleati di governo. Lo fa per voce del capogruppo alla camera, Tommaso Foti, che evita di commentare direttamente le parole di Antonio Tajani e Matteo Salvini ma, nei fatti, boccia le esternazioni del vicepremier azzurro. Se quest’ultimo, infatti, aveva auspicato in Austria “una forma di governo a guida popolare che escluda il partito della libertà”, Foti definisce sempre “inopportune le invasioni di campo”. “Legittimamente sono usciti degli eletti dalle urne e ora saranno i partiti insieme al Capo dello stato che decideranno l’alleanza di governo – afferma -. Non vedo perché noi dovremmo metterci a stabilire chi debba governare in Austria”. Una posizione netta, quella del capogruppo, dietro cui si può leggere una certa insofferenza del partito di Giorgia Meloni per le reiterate e crescenti frizioni tra lega e forza Italia: dalle alleanze europee all’autonomia fino allo ius scholae. Con il nuovo protagonismo degli azzurri che non viene visto sempre di buon occhio dal resto della coalizione. “Il 29 o il 30% ottenuto da un partito è evidentemente sintomo di una partecipazione popolare – argomenta Foti parlando dell’exploit di Fpo – a di là di quello che faranno, in altro periodo con altro segretario, vi fu una alleanza tra i popolari e il partito che oggi ha vinto nelle elezioni austriache”, la chiosa non casuale.
Tommaso Foti ((LaPresse))
Tajani, invece ribatte a Salvini, che in merito all’allarme sui rigurgiti neonazisti aveva ironizzato “c’è qualcuno che dorme male, che mangia pesante”. “Io sono a dieta, digerisco sempre bene”, la risposta a tono del ministro degli esteri. Forza Italia che dopo l’allargamento del gruppo alla Camera, fa incetta di nuovi iscritti (ex Italia viva) pure in Lombardia, tira dritto sulle sue posizioni e le sue battaglie. Anche sullo ius scholae, con la proposta di legge che sarebbe alle limature finali, in dirittura d’arrivo tra questa e la prossima settimana. “Vogliamo dare la cittadinanza a tutti quei ragazzi che abbiano frequentato un ciclo di studi di dieci anni nel nostro Paese, a prescindere da dove siano nati – dice Maurizio Gasparri -. Oggi a 18 anni, se sei in italia da 10 anni, puoi chiedere la cittadinanza, anche se sei analfabeta e non sei mai andato a scuola. Con la nostra proposta, invece, già a 16 anni si può presentare la richiesta. Quando leggeranno il nostro testo sarà difficile dire di ‘no'”.
Antonio Tajani (Rainews.it)
Salvini, che si è già detto contrario allo ius scholae, prepara il 6 ottobre a Pontida con Viktor Orbàn, Geert Wilders, André Ventura e Marlene Svazek, vicepresidente proprio di Fpo. Mentre Marine le Pen e Jordan Bardella, impegnati in Francia per una manifestazione politica, manderanno un videomessaggio, come pure farà l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
Matteo Salvini (tg2)
Le tensioni, intanto, deflagrano di qua e di là, a livello nazionale e territoriale. Sull’autonomia, ad esempio, si consuma un botta e risposta incrociato. Il governatore del veneto Luca Zaia replica a Tajani sulla inopportunità di “affidare l’export ad ogni regione”. L’autonomia differenziata “non è la volontà di creare venti ministeri del commercio con l’estero, o degli esteri, ma la volontà di chiedere qualche funzione all’interno di questa materia, che potrebbe essere più utile”, ribatte Zaia. Mentre il suo assessore, Roberto Marcato, picchia duro sul governatore azzurro Roberto Occhiuto (Fi), che aveva invitato a “congelare” ora gli effetti della riforma. “La mia impressione forte – punge l’amministratore leghista – è che presto vedremo quel partito in un’altra collocazione politica, ovvero verso il Pd”. I meloniani stanno alla finestra, attenti a che le frizioni non invadano il principale terreno di gioco: la manovra.
Luca Zaia (Rainews)