Il talento di Margot Robbie, mattatrice del film «Barbie»- Corriere.it

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di Barbara Visentin

Trasformista, produttrice, star no social: dal debutto con Scorsese agli Oscar sfiorati la consacrazione dell’attrice australiana

C’è un momento nel film «Barbie» in cui la voce narrante, che nella versione originale è quella di Helen Mirren, rompe la «quarta parete» e si rivolge direttamente agli autori: «Nota per i filmmaker, Margot Robbie è la persona sbagliata da scritturare se volete fare questo discorso», li ammonisce. Accade quando Barbie, in tutto il suo splendore, ha una crisi d’identità e sostiene di non sentirsi bella abbastanza né brava abbastanza, nonostante appaia pressoché perfetta. La battuta fuori campo, accolta in sala da risate di approvazione, dà voce al pensiero comune: come può Margot Robbie avere le stesse insicurezze di noi comuni mortali? Eppure l’attrice australiana riesce a risultare simpatica ed empatica anche lì dove rischiava di non essere credibile.

«Barbie» è il film dell’estate, ma soprattutto è il film di Margot Robbie. È suo perché lo riempie con magnetismo e bravura, ma è suo anche perché l’ha realizzato, come produttrice prima che come protagonista. Robbie sta vivendo un momento d’oro, arrivato peraltro dopo una serie di ruoli importanti che, a 33 anni, fanno di lei una diva di Hollywood nell’accezione più contemporanea: femminista, trasformista, imprenditrice oltre che attrice. «È sbalorditiv
a in tutto quel che fa», aveva detto nel 2017 Martin Scorsese, quando l’aveva descritta per la lista delle 100 persone più influenti dell’anno di «Time».

D’altra parte era stato proprio il ruolo nel suo «The Wolf of Wall Street», quattro anni prima, a lanciarla, grazie a un provino in cui aveva tirato un ceffone improvvisato a Leonardo DiCaprio. Per recitare la scena di nudo del film, Robbie ha confessato che aveva vinto il nervosismo bevendosi «un paio di shot di tequila». Ed era anche convinta che, 22enne esordiente a fianco di una star, sarebbe passata inosservata: «Al tempo ho pensato “non mi noterà nessuno, non importa cosa faccio in questo film perché tutti saranno concentrati su Leo”».

Non è andata così e con i soldi guadagnati in quell’occasione ha anche estinto il mutuo di casa della madre, a cui, ha spiegato, deve tutto. Nata nel Queensland, terza di quattro fratelli, Robbie ha avuto pochi rapporti con il padre: i genitori si sono separati quando aveva cinque anni ed è stata cresciuta dalla madre, fisioterapista, passando molto tempo nella fattoria dei nonni. I primi consensi sono arrivati con «Neighbours», soap opera australiana in cui doveva fare giusto qualche comparsata, ma è diventata ben presto componente fissa del cast.

Poi, il salto verso Hollywood e la lista di personaggi, sempre diversi e sempre più importanti, che hanno iniziato ad arrivare a catena: la cattiva e psicopatica Harley Quinn di «Suicide Squad», la controversa pattinatrice Tonya Harding, l’austera Elisabetta I in «Maria regina di Scozia». Proprio «Tonya», del 2017, le ha portato la prima candidatura all’Oscar (la seconda è arrivata con «Bombshell») ed è stato anche il primo successo della LuckyChap Entertainment, società di produzione che ha fondato insieme al marito, Tom Ackerley, e ai rispettivi amici d’infanzia.

I due, sposati dal 2016, si sono incontrati su un set e sono diventati una coppia nella vita e nel lavoro: «Sono una sostenitrice del fare affari insieme al proprio partner e il matrimonio è molto divertente», ha detto lei in una delle rare dichiarazioni sulla sua vita privata. Con la LuckyChap predilige storie al femminile, tra film come «Una donna promettente» e serie come «Maid», e punta al controllo creativo dei suoi lavori.

Con «Barbie» l’ha dimostrato in pieno: è stata lei a convincerela Mattel

a dare libertà totale alla regista Greta Gerwig, lei a voler lavorare proprio con Gerwig, lei — come ha raccontato ridendo — ad «auto-scritturarsi» come protagonista, anche se inizialmente non doveva esserlo. Così ora è ovunque: in mancanza di account social ufficiali, ha decine di pagine dedicate, gestite dai #robbers, i suoi fan. La sua bellezza è messa sotto la lente d’ingrandimento in centinaia di articoli che ipotizzano i più diversi (e mai confermati) interventi estetici, nonché portata come modello da chi chiede un ritocchino (nel 2020 una clinica ha pubblicato un sondaggio secondo cui il suo viso era il più richiesto). Una Margot-mania a cui risponde con humor e affetto: è riemerso in questi giorni un video del 2022 in cui si ferma a parlare con un fan sordo usando la lingua dei segni. Ebbene sì, conosce anche quella. Altro che bambolina.

31 luglio 2023 (modifica il 31 luglio 2023 | 09:08)

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