C’è chi usa la metafora calcistica nel confronto tra Meloni che gioca in casa e Conte e Schlein che la vanno a trovare in trasferta. 
Chi è pronto a scommettere se e quando la partita di ritorno si giocherà a casa del Movimento 5 stelle e alle feste dell’Unità e, a quel punto, se Meloni sarà pronta a entrare in uno stadio con una tifoseria ostile.
Chi pensa che si tratti di una prova di forza, quella di Meloni, nel contrastare l’opposizione a casa propria avendo la possibilità di rispondere ad entrambi i due leader nello stesso tempo e davanti ai suoi in quella che certamente è una favolosa “comfort zone”.
Chi, ancora, afferma che il confronto mancante non è quello fra i leader – che quotidianamente lo fanno attraverso i media o in Parlamento – ma quello con i giornalisti nei quali Meloni è la grande assente.

Certo è che la premier, pressata dalla richiesta di Schlein che dice “Si, ad Atreju vengo ma solo se mi confronto con Meloni”, è uscita da una posizione scomoda rilanciando con il confronto a tre e ributtando la palla nel campo avversario. Perché quella sua risposta non era certamente attesa dalla leader dem che, utilizzando una metafora a questo punto canora, si è trovata spiazzata: il triangolo no, non lo avevo considerato.

Da una metafora all’altra, a quella del basket. 
Meloni ha alzato la palla a Conte, pronto a schiacciare su Schlein in quella che è l’altra partita che si gioca all’interno del centrosinistra. Nell’affermazione meloniana “Chi sono io per giudicare chi sia il leader del centrosinistra”, c’è la non tanto celata volontà di metter zizzania tra le fila degli avversari – che vedono la questione della leadership di coalizione ancora come un mezzo tabù da far digerire alle proprie basi così tanto eterogenee. 

A quel punto, per ingarbugliare ulteriormente la matassa, si butta tutto in caciara: da confronto a due, dopo l’ipotesi del triangolo si passa addirittura a una vera e propria ammucchiata. Dentro tutti: “Se io porto Conte, tu porti Salvini. E se vogliamo allargare porta pure Tajani che io porto Bonelli e Fratojanni”. 

Insomma, quasi una festa.

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