Se ogni 15 secondi nel mondo 153 lavoratori subiscono un incidente, fanno due milioni trecentomila l’anno, e se ogni giorno in 6300 perdono la vita, lavorando, e se in Italia più di 88mila hanno segnalato all’INAIL un incidente o una malattia professionale, e abbiamo chiuso il 2024 con 1090 morti e più di mezzo milione di infortuni, 138 i morti nei primi due mesi di quest’anno, stiamo parlando di una strage – che col caso, la sfortuna, la distrazione ha poco a che fare.

Perché, impone la legge, la sicurezza sul lavoro è in capo al datore di lavoro: che deve garantire le condizioni ambientali e e i dispositivi adatti a tutelare la salute del lavoratore, approntando visite mediche periodiche, corsi di formazione, dispositivi di protezione.

Manifatturiero, trasporti e costruzioni i settori con più infortuni e morti, in cima alla lista le malattie del sistema osteomuscolare e connettivo (74% del totale), seguono i disturbi del sistema nervoso (12%), le patologie dell’orecchio per l’esposizione a rumori costanti senza protezione (6,5%). Consola poco che il nostro Paese, secondo Eurostat, abbia tassi minori di infortuni mortali rispetto alla media UE, 0,87 decessi ogni 100.000 occupati contro i 3,35 della Francia e 1,53 della Spagna: anche perché sono diverse le modalità di rilievo e assicurative, dati poco confrontabili.

305,78 euro è l’assegno mensile per gli incollocabili a causa di infortunio o malattia professionale, gli assegni mensili vanno dai 374 euro per una disabilità al 50% ai 1500 euro per quella totale. Mediamente l’Inail accoglie un terzo delle domande.
 

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