Inno di Mameli senza ‘sì’ finale, la nuova disposizione dal Colle

L’Associazione nazionale alpini di Roma canta l’Inno di Mameli per la cerimonia degli auguri della premier Giorgia Meloni ai dipendenti della Presidenza del Consiglio. Sul finale, gli alpini intonano il ‘Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò’. A gridare il consueto ‘sì’ in chiusura, però, sono i dipendenti e la stessa presidente del Consiglio, ma non i componenti dell’associazione. Che sembrano rispettare le nuove modalità di esecuzione dell’Inno di Mameli. Niente ‘sì’ finale, dunque.
Quella sillaba, che spesso dà la carica agli azzurri dello sport, non si potrà gridare quando l’Inno nazionale sarà eseguito “in occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale”. È quanto disposto dallo Stato maggiore della Difesa a partire dal 2 dicembre 2025. Nel documento anticipato dal Fatto Quotidiano, il divieto è chiaro: “ogni qual volta venga eseguito ‘Il Canto degli italiani’ nella versione cantata non dovrà essere pronunciato il sì finale”. Nel testo si chiede di “dare la massima diffusione” della disposizione e si fa riferimento al decreto del presidente della Repubblica emanato lo scorso 14 marzo, il cui schema è stato approvato nello stesso Consiglio dei ministri su proposta della premier Giorgia Meloni.
Nell’articolo 2 del decreto, che fissa “le modalità di esecuzione”, si prevede che l’Inno sia “eseguito ripetendo due volte di seguito le prime due quartine e due volte di seguito il ritornello del testo di Goffredo Mameli, come previsto dallo spartito originale di Michele Novaro”. Parole chiare, che però danno vita a una disputa filologica. Il testo scritto da Mameli il 10 settembre 1847 fu musicato da Novaro il 24 novembre dello stesso anno. Nel testo autografato di Mameli, pubblicato nel sito del governo, il ‘sì’ finale non c’è. Compare però nello spartito musicale di Novaro, anche questo autografato. La disposizione dello Stato maggiore sembra così dare una risposta a questa divergenza. E un’indicazione della linea del Colle si trova anche nello stesso sito del Quirinale, in cui si sceglie la versione dell’Inno cantata nel 1961 dal tenore Mario Del Monaco. Dove al ‘Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò’ non segue nessun ‘sì’, ma solo musica.
Quel ‘sì’, che si può leggere come una risposta energica al ‘Siam pronti alla morte’, è già stato oggetto di un siparietto ai tempi del governo Berlusconi IV. L’occasione è il congresso fondativo del Popolo delle libertà. In sala risuona l’Inno di Mameli, ma sul ‘Siamo pronti alla morte” Berlusconi risponde gestualmente “così, così”. Sorride. Poi con Meloni, allora ministra della Gioventù, in piedi al suo fianco, esclamano insieme: ‘sì’.

 

Condividere.
Exit mobile version