Hanno ripreso a crescere i prezzi dei beni alimentari, dopo la stabilizzazione registrata nei due mesi precedenti.
Ad agosto, è stato rilevato un aumento mensile dello 0,4% e dell’1,4% rispetto a inizio d’anno e al 4% rispetto ad agosto 2024.
E’ quanto si legge nella Nota sull’andamento dell’economia italiana. Ma è soprattutto dal 2019 che si registra un vero e proprio ‘boom’: “In conseguenza della forte impennata registrata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 e al successivo perdurare di una significativa, seppure più moderata, tendenza alla crescita (fenomeni che hanno riguardato l’intera Europa), i prezzi al consumo dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche) risultano in Italia avere raggiunto a luglio 2025 un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019”.
Nel confronto europeo, tuttavia, tale dinamica appare sensibilmente più contenuta sia rispetto alla media UE27 (+39,2%) sia, tra gli altri principali paesi, rispetto a Germania (+40,3%) e Spagna (+38,2%); nello stesso periodo l’aumento in Francia è stato invece relativamente minore (+27,5%).
Crescono anche i prezzi nei servizi: ad agosto hanno registrato lo 0,5% rispetto al mese precedente e il +2,7% rispetto allo stesso mese del 2024. La crescita è dovuta soprattutto al deciso rialzo nei servizi di trasporto (+2,1% in termini congiunturali) e, seppure in misura minore, nei servizi ricreativi (+0,3%), mentre è proseguita la riduzione, iniziata nel secondo trimestre dell’anno, nei servizi di comunicazione (-0,2%).
Cambiamenti climatici, guerre e crisi delle materie prime pesano sui prezzi
Tra agosto 2019 e agosto 2025 alcuni prodotti hanno subito “rincari astronomici”: il burro segna +60%, seguito dall’olio d’oliva a +53,2%, riso a +52% e cacao in polvere a +51,4%. I dati emergono da uno studio condotto dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) che ha analizzato i dati Istat.
Il prezzo del caffè è salito in media del 47,6%, quello dell’olio di semi del 43,6%, le patate del 40,5%. Rispetto al 2019, acquistare oggi un pacco di zucchero costa il 37,5% in più, per la verdura fresca si spende il 36,7% in più, mentre le uova sono rincarate del 34,3%. Rincari superiori al 30% anche per pollame, frutta e acqua minerale.
Alla base di tali forti rincari vi sono sia i cambiamenti climatici, con ondate di calore e nubifragi che devastano le coltivazioni per esempio di cacao e caffè, sia guerre e crisi geopolitiche, che rendono più difficili e costosi gli accaparramenti di materie prime essenziali, spiega il Crc.
“Il carrello della spesa delle famiglie è sempre più vuoto ma, paradossalmente, sempre più costoso – denuncia il presidente del comitato scientifico del Crc, Furio Truzzi – Una situazione che si sta aggravando nelle ultime settimane: ad agosto i prezzi al dettaglio di alimentari e bevande hanno registrato una ulteriore impennata, salendo del 4,2% su base annua con punte del 5,6% per gli alimentari non lavorati. Una crescita dei listini che, trattandosi di beni primari, avrà effetti negativi sui bilanci familiari e sul potere d’acquisto dei cittadini: per questo chiediamo al governo di attivarsi replicando il “trimestre anti-inflazione” varato nell’autunno del 2023, raggiungendo accordi con la grande distribuzione, con i commercianti e con i produttori allo scopo di bloccare i prezzi per un paniere di beni indispensabili per le famiglie”, conclude Truzzi.