Doveva essere soltanto la presentazione dei prossimi palinsesti Mediaset, il palcoscenico della stagione che verrà sulle principali reti concorrenti del servizio pubblico radiotelevisivo della Rai. E invece si è trasformato in altro: una specie di nuovo manifesto politico, un “business plan” del quinquennio che abbiamo davanti. Un tratteggio delle fasi sul futuro prossimo della politica italiana, e non solo di Forza Italia (l’ex partito-azienda, ora il partito dell’azienda). In questo nuovo scenario, disegnato per allusioni, puntualizzazioni, commenti e altre indicazioni di massima, lui, Pier Silvio Berlusconi – l’erede, il secondogenito – potrebbe proseguire lungo la strada tracciata dal padre e, come il Cavaliere nel 1994, “scendere in campo”.
“In politica? Non lo escludo. Lo Ius Scholae non è una priorità”
L’amministratore delegato e vicepresidente esecutivo del Gruppo Mediaset ha innanzitutto chiarito che “non esclude” un futuro in politica e che lo Ius Scholae “non è una priorità” per il governo. Queste le due grandi novità, i titoli che Pier Silvio Berlusconi ha offerto a giornali, reti e siti web nella giornata di oggi. E che hanno già solleticato qualche lettura dietro (e oltre) le righe. Anzitutto, la precisa collocazione temporale di quel “futuro in politica” non escluso. Il momento in cui, eventualmente, si ripeterà il salto da Cologno Monzese a Roma e dal palco dei palinsesti si passerà a quello dei comizi. Forse, a sei mesi dalle elezioni, per contendere la leadership del centrodestra a Giorgia Meloni? O – meglio, molto meglio – più in là, quando (e se) la stella della premier si sarà eclissata, per pescare a mani basse in quel bacino di voti moderati, di centro-destra (e di destra-centro), che potrebbero consegnargli le chiavi del Paese in mano. “Siamo contenti”, ha tenuto poi a precisare Antonio Tajani, se Pier Silvio dovesse optare per l’impegno in politica, perché “con il nome che porta, se decide, quando deciderà, sarà sempre un fatto positivo”.
Non subito, quindi. Intanto, già si erano compulsati gli annali: Silvio Berlusconi, 31 anni fa, aveva 58 anni, “io ne ho 56” ha chiarito Pier Silvio. Fatto il rapido calcolo della prossima scadenza elettorale per le politiche (tra due anni, nel 2027), ecco che il tormentone riparte. Eppure, stamane il fratello di Marina (su cui, anche nel suo caso, si è favoleggiato a lungo di una discesa in campo, finora non avvenuta), ha speso parole generose e piene di affetto per la presidente del Consiglio, “giovane, venuta dal nulla” e che ha messo su “il migliore governo d’Europa”.
Quindi, perché far traballare un esecutivo forte, stabile, che – salvo qualche piccolo inciampo – ha sempre superato le prove dell’Aula, con un progetto di legge su cui si rischierebbe addirittura il capitombolo? Quel riferimento al non essere “una priorità” dello Ius Scholae (il ddl che nei giorni scorsi il segretario di Forza Italia ha provato a rilanciare, per concedere la cittadinanza a quanti completino un percorso di studi di dieci anni, riadattandolo in Ius Italiae) è stato semplificato così da più parti: “Se si va alla conta in Parlamento, il governo cade”. “C’è perfetta sintonia, non ho mai detto che lo Ius Italiae sia una priorità” ha spiegato a caldo il vicepremier e ministro degli Esteri. Qualche dubbio, si vocifera nella galassia azzurra, l’avrebbe manifestato anche Gianni Letta, per decenni braccio destro del Cavaliere, molto ascoltato da Pier Silvio, ma anche la sorella. Il cui zampino, nelle mosse sulla cittadinanza, non ci sarebbe. Intanto, dalla Cina, Matteo Salvini gongolava: “Partita chiusa”.
Volti nuovi per Forza Italia. Tajani: “Porte sempre spalancate ai tanti che arrivano”
Capitolo a parte, poi, l’invito a Forza Italia ad aprirsi a “volti nuovi”. E mentre si riflette – e si scherza – sul riferimento a uno dei colonnelli azzurri, Maurizio Gasparri (su cui, agli italiani dalla memoria cortissima, gioverebbe ricordare che è in FI da 12 anni su 33 di vita parlamentare, essendo cresciuto nel MSI e poi sbocciato in Alleanza Nazionale), “bravissimo… però…”, arriva la risposta del ministro degli Esteri, di fatto l’unico del partito a commentare la parole di Berlusconi Jr e di cui Pier Silvio dice che “se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, ma non vuol dire che non si possa fare meglio”.
Quindi: Tajani “è bravissimo, Dalla Chiesa è bravissima” (e lei ribadisce la sua “fiducia” nella famiglia), “Gasparri è bravissimo”. Tutti bravissimi. Salvo poi aggiungere, appunto, che servono “presenze nuove, idee nuove, lavoro nuovo”. È un modo per “stimolare” Tajani, assicura l’ad, a “introdurre nella squadra del partito presenze nuove”, perché “se si vuole crescere [al 20%, aggiungiamo noi] bisogna far crescere i leader”. Lavoro, puntualizza ancora il ministro degli Esteri (attimi di nervosismo, non manifestati in pubblico), che già si sta facendo da tempo, con le “porte” di FI “sempre spalancate” ai tanti nuovi arrivi che si registrano tra le file “dei parlamentari e nei Consigli regionali”, ma pure con il movimento giovanile, che da poco ha il suo nuovo leader in Simone Leoni. E dopo tutto ciò che è stato fatto da Tullio Ferrante, sottosegretario al Ministero dei Trasporti e responsabile nazionale delle adesioni e del tesseramento.
Insomma, le voci sull’entrata in politica dei Berlusconi – prima Marina, ora Pier Silvio, poi forse di nuovo Marina? -, con l’obiettivo di guidare il movimento politico fondato dal padre, negli anni tornano ciclicamente. Intanto, la family continua a sostenere finanziariamente il partito (100mila euro a testa nel 2025 dai cinque figli e dal fratello Paolo), garantendone anche i debiti da circa 90 milioni, come faceva il Cavaliere, prima della scomparsa due anni fa. Così, ogni frase detta in pubblico viene letta in controluce in Forza Italia (e non solo). È successo dopo gli affondi della primogenita dell’ex premier sull’idea del governo di tassare gli extraprofitti delle banche, o più di recente per il suo incontro con Mario Draghi o per i timori espressi sulla strategia di Donald Trump, con l’auspicio che “non rottami l’Occidente”. O come quando, un anno fa, sui diritti civili, in particolare su “aborto, fine vita o diritti Lgbtq”, Marina aveva spiegato di sentirsi “più in sintonia con la sinistra di buon senso”. Oggi come allora, le parole di un Berlusconi, come un battito d’ali di farfalla, possono anche produrre qualche scroscio di doccia fredda a Roma.