L’aula della Camera ha approvato in via definitiva la legge che modifica l’uso delle intercettazioni imponendo un tetto di 45 giorni

I sì sono stati 147, i no 67 e un astenuto. Il provvedimento è composto di un solo articolo e prevede la possibilità di derogare al limite di 45 giorni solo in casi molto ristretti: nei casi cioè in cui “l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti. Tali elementi devono essere oggetto di espressa motivazione”. 

Il limite di 45 giorni non si applica anche quando l’intercettazione è necessaria per lo svolgimento delle indagini “in relazione a un delitto di criminalità organizzata o di minaccia col mezzo del telefono in ordine ai quali sussistano sufficienti indizi”. In queste ipotesi, l’autorizzazione all’intercettazione ha limiti meno stringenti. 

Come viene assegnato il tempo a disposizione per le intercettazioni

Il decreto del Pubblico Ministero, che dispone l’intercettazione, indica le modalità e la durata delle operazioni. Tale durata non può superare i quindici giorni, ma può essere prorogata dal giudice con decreto motivato per periodi successivi di quindici giorni ma non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo le eccezioni di cui sopra.

Nei casi di urgenza, alla proroga provvede direttamente il Pubblico Ministero. 

Cafiero de Raho, M5S (rainews)

20/03/2025

Le reazioni dei partiti

“Ci sono tanti reati gravi che senza intercettazioni non possono essere individuati e puniti, 45 giorni sono un periodo del tutto irrilevante, chi ha proposto questa norma lo sa e non ritiene importante portare avanti le indagini”. Così in Aula Cafiero de Raho, ex Procuratore nazionale antimafia e oggi parlamentare del Movimento 5 Stelle: “Si pensi all’omicidio, quando non si trovano le prove nelle prime 48 ore: a quel punto serve una pluralità di intercettazioni per rintracciare i responsabili e comprendere il contesto nel quale è maturato. A questo fine 45 giorni non bastano affatto. Il governo Meloni ha deciso di dare un’immunità ai delinquenti”.

Le opposizioni e i magistrati protestano. “Si tratta di un errore gravissimo” – commenta il capogruppo Pd in commissione Giustizia Federico Gianassi – “perché si fa calare una mannaia senza precedenti sulle intercettazioni anche in caso di reati gravissimi come l’omicidio”. Di parere diametralmente opposto il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto che difende il provvedimento spiegando che “Non limita in alcun modo le necessità delle indagini” perché “le intercettazioni potranno essere regolarmente disposte, ma dovranno avere una motivazione rafforzata”. 

“È una norma di civiltà giuridica”, incalza il deputato di FI Enrico Costa che ha presentato un ordine del giorno al testo perché in caso di intercettazioni si accerti sempre la genuinità delle voci per capire se siano o meno un prodotto di intelligenza artificiale.  

Anche all’interno della maggioranza si era discusso molto se far rientrare o meno nella tagliola dei 45 giorni i reati cosiddetti da “codice rosso”, cioè quelli relativi alla violenza contro le donne, ma alla fine si è deciso di lasciare il testo così com’è stato approvato al Senato per evitare un ulteriore passaggio parlamentare. “Con un ordine del giorno presentato al testo” – spiega ancora Sisto – “si prevede l’impegno del governo a escludere dal tetto dei 45 giorni anche questo tipo di reato, ma lo si farà con un altro provvedimento”. 

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