Il no al voto sulla mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo era atteso. E, alla fine di un dibattito che ha avuto due momenti parlamentari a distanza di un paio di settimane, è arrivato verso sera. 340 i deputati presenti alla Camera e 206 di loro hanno detto no. Le opposizioni hanno raccolto 134 voti favorevoli alle dimissioni. Ni giorni scorsi sembrava dovessero esserci maggiori defezioni tra i banchi della maggioranza ma, alla fine, così non è stato. I voti riconducibili alla maggioranza erano 242 voti e quelli riconducibili alle opposizioni 158 e alla fine, se si deve ragionare sui voti che sono mancati, all’appello si registrano assenze dall’una e dall’altra parte.
La ministra, nel corso della sua replica, si era difesa, accusando le opposizioni di perseguirla per ciò che alla fine rappresenta. Sulle sue dimissioni, però, non transige. Se deciderò lo farò senza alcun tipo di pressione e in quello spirito di lealtà che mi lega alla Presidente del Consiglio. “A breve ci sarà un’altra udienza preliminare: aspettiamo perché fino adesso abbiamo solo sentito l’accusa. In quell’occasione farò una riflessione, perché è giusto che io la faccia per poter anche valutare delle mie dimissioni. Ma la farò da sola, con me stessa: non avrò nessun tipo di pressione, di costrizione o di paventati ricatti”. Una riflessione che “sarà guidata solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per l’intero governo, per la maggioranza, ma soprattutto per l’amore che ho per il mio partito, Fratelli d’Italia, dove non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare ad essere una risorsa”.
Il tema che Santanchè porta all’attenzione dei parlamentari è quello del garantismo. E lo fa compilando una lista dei politici “costretti” a dimettersi dal ruolo che ricoprivano per un rinvio a giudizio per poi, alla fine, ritrovarsi innocenti. “Vorrei ricordare alcuni ministri, come Lupi, Mastella, Storace, De Girolamo, che si sono dovuti dimettere e dopo qualche anno sono stati assolti per non aver commesso il fatto, presidenti di Regione come Antonio Bassolino o Vasco Errani, entrambi assolti con formula piena. Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, arrestato, processato e assolto dopo 5 anni, e naturalmente le scuse non sono mai arrivate”. E ancora: “Mario Mantovani, mio amico, oggi parlamentare europeo, arrestato, processato e assolto per non aver commesso il fatto. L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, assolto. E poi Armando Siri, anche per lui nel gennaio di quest’anno è stata archiviata l’indagine dopo 6 anni”. Ma, ha sottolineato il ministro, “in questa raccapricciante lista di inchieste e accuse, anche le più fantasiose, un posto d’onore lo merita certamente l’ex senatore del Pd, Stefano Esposito, perseguitato per 7 anni, abbandonato e poi assolto. Lo dico con chiarezza, non vorrei far parte di questo elenco, ma non intendo scappare: anzi intendo difendermi nel processo e la farò in ogni sede giudiziaria con dignità, nel rispetto dei ruoli”.
Nelle dichiarazioni di voto i gruppi di maggioranza sono compatti a difesa della ministra.
Le opposizioni
“Giustizialista con gli avversari, è diventata ipergarantista con se stessa: non si preoccupi, non siamo qui per fare un processo. – afferma la leader del Pd Elly Schlein – “La presunzione di innocenza vale per tutti. Siamo qui a porre una gigantesca questione che riguarda l’opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere all’istituzione che rappresenta, lei avrebbe dovuto dimettersi”. E torna ad accusare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Si ritorna al passato, alle dimissioni dell’allora ministro dello sport del governo presieduto da Enrico Letta Josepha Idem venne travolta dalla bufera dei presunti abusi edilizi e dell’Ici a Ravenna. “Le dimissioni di Josefa Idem sarebbero auspicabili. La politica deve dare l’esempio”, twittava Giorgia Meloni ricorda Schlein in Aula. Ma ricorda anche le parole di allora della stessa Daniela Santanchè “Idem? Se fosse successo a una di noi del centrodestra, saremmo già state cacciate”. La Idem riconsegnò il mandato nelle mani dell’allora Presidente Letta. “Meloni è vigliacca – dice Schlein – al posto di scaricare la ministra Santanchè mandando le veline ai giornali, abbia il coraggio di chiederle di dimettersi.
“Anche se la maggioranza metterà a disposizione i voti per consentirle di rimanere ministra, Daniela Santanché è stata sfiduciata dalla stessa premier: Giorgia Meloni ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio con un gelido silenzio”. Dice Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva. “Oggi si scopre garantista dopo aver chiesto le dimissioni anche di Babbo Natale”,