E’ considerata la maggiore infrastruttura idrica d’Africa. La cosiddetta “diga del Millennio” , in acronimo GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam, tradotto ‘Grande Diga del Rinascimento Etiope’”), alle sorgenti del Nilo Azzurro che bagna anche Sudan e in particolare l’Egitto, è inaugurata oggi nell’ambito del Secondo Vertice africano sul clima (ACS2) in corso ad Addis Abeba dall’8 al 10 settembre. Per l’Italia è presente il sottosegretario all’ambiente e alla sicurezza energetica Claudio Barbaro. 

Si prevede che la Diga ospiterà la maggiore centrale idroelettrica dell’Africa che produrrà più di 5.000 megawatt, raddoppiando l’attuale produzione elettrica dell’Etiopia, parte della quale sarà esportata nei paesi vicini.  Nel 2023, in occasione del primo vertice africano sul clima tenutosi in Kenya, i leader africani avevano elaborato piani ambiziosi per aumentare l’energia rinnovabile, ma i vincoli di finanziamento ne avevano rallentato l’attuazione. 

L’obiettivo di quest’anno è sbloccare i finanziamenti per il clima e ad accelerare le soluzioni e l’adattamento guidati dall’Africa. Perché, come ha affermato il primo ministro etiope Abiy Ahmed durante la cerimonia di apertura del vertice, “è ora di sostituire gli aiuti per il clima con investimenti per il clima”.  L’inaugurazione di questa importantissima infrastruttura segna la fine di una guerra fredda africana per l’acqua del Nilo durata molti anni e rappresenta una tappa importante del nuovo corso avviato dal continente per fare delle energie rinnovabili il suo punto di forza.

La storia

I lavori di costruzione cominciarono nel 2011, a seguito di controversi accordi siglati nel maggio 2010 tra sei dei dieci paesi del bacino del Nilo per ridistribuire le quote idriche del Nilo. L’accordo fu respinto dall’Egitto e dal Sudan, due nazioni a valle, che temevano che potesse minacciare le loro assegnazioni annuali rispettivamente di 55,5 e 18,5 miliardi di metri cubi.

Tensioni con l’Egitto

La mossa suscitò l’ira dell’Egitto, che storicamente si è sempre opposto alla costruzione di dighe a monte del Nilo. Le tensioni si trasformarono presto in proteste di piazza:  il 31 maggio 2013, decine di egiziani si radunarono davanti all’ambasciata etiope al Cairo per protestare contro l’inizio dei lavori di costruzione della Grande Diga del Rinascimento Etiope. Solo pochi giorni prima, l’Etiopia aveva deviato un affluente del Nilo, segnando il primo passo preparatorio alla costruzione dell’ambiziosa diga. 

L’iniziativa destò allarme in Egitto, dove si temeva che il progetto potesse minacciare la quota vitale di acqua del Nilo spettante al paese che nei fatti dipende principalmente dal Nilo per il suo approvvigionamento idrico e ha come unica alternativa l’acqua estratta dal sottosuolo.

 L’intervento della Cina

Con l’avanzare dei lavori di costruzione, l’Etiopia iniziò a cercare sostegno internazionale. Nel giugno 2013, l’allora primo ministro etiope Hailemariam Desalegn incontrò il presidente cinese Xi Jinping a Pechino, dopo aver ottenuto dalla Cina un prestito di 1 miliardo di dollari per la costruzione di linee di trasmissione che avrebbero collegato Addis Abeba al sito della diga. 

Dimensioni e costi del progetto

Si diceva che la diga del Millenio avrebbe creato un lago lungo circa 246 chilometri . Ad aprile 2014, il progetto era già costato all’Etiopia 27 miliardi di birr, pari a 1,5 miliardi di dollari USA,  su un costo totale previsto di 77 miliardi di birr , ovvero 4 miliardi di dollari, spesa che il Paese aveva intenzione di sostenere da solo.

Segnali di distensione

Il 23 marzo 2015, i leader di Egitto, Etiopia e Sudan firmarono un accordo di cooperazione nel tentativo di allentare le tensioni sulla Grande Diga del Rinascimento Etiope, che era stata al centro di una controversia diplomatica tra Il Cairo e Addis Abeba per diversi mesi.

Nonostante gli sforzi diplomatici, il progetto ha subito notevoli ritardi. La costruzione della diga da 4 miliardi di dollari fu rinviata di cinque anni a causa di quelli che i funzionari definirono “lavori scadenti”. Inizialmente, il completamento della diga era previsto per il 2018, anno nel quale Aby Ahmed diventò primo ministro.

La mediazione USA

I negoziati diplomatici comunque proseguirono parallelamente alla costruzione della diga. Il 6 novembre 2019, le delegazioni di Egitto, Etiopia e Sudan si incontrarono a Washington, D.C. nel tentativo di sbloccare la situazione di stallo. L’Etiopia si stava preparando a iniziare il riempimento del bacino della diga l’anno successivo. Nonostante gli impegni precedentemente assunti per risolvere la controversia, l’Etiopia chiese un rinvio di quello che doveva essere l’ultimo round di colloqui mediati dagli Stati Uniti il 26 febbraio 2020, adducendo la necessità di ulteriori consultazioni interne. 

Entra in gioco l’Unione Africana

I colloqui ripresero grazie alla mediazione dell’Unione Africana, ma il 14 luglio 2020 i tre paesi annunciarono di non essere riusciti a raggiungere un accordo dopo undici sessioni online. L’Etiopia attribuì la responsabilità dello stallo alle “richieste immutate, aggiuntive ed eccessive” dell’Egitto e del Sudan, mentre l’Egitto e il Sudan ribadirono la necessità di un accordo giuridicamente vincolante prima dell’inizio del riempimento della diga. L’Etiopia però aveva già iniziato a riempire la diga.

Nel settembre 2020 il premier Aby Ahmed inviò un messaggio video all’Assemblea Generale dell’ONU in cui diceva: “Voglio chiarire in modo inequivocabile che non abbiamo alcuna intenzione di danneggiare questi paesi (Egitto e Sudan, ndr). Quello che stiamo facendo, in sostanza, è soddisfare il nostro fabbisogno di energia elettrica da una delle fonti energetiche più pulite. Non possiamo permetterci di continuare a tenere più di 65 milioni di nostri cittadini al buio”.

Poiché le mediazioni non avevano portato a risultati tangibili, il 19 luglio 2021 i funzionari del governo etiope annunciarono che l’Etiopia aveva completato il riempimento del bacino della sua enorme diga sul fiume Nilo Azzurro per il secondo anno consecutivo. 

L’Etiopia avvia autonomamente la produzione di energia elettrica 

Senza alcuna via d’uscita alla situazione di stallo, il 20 febbraio 2022, con un semplice clic digitale, l’Etiopia ha iniziato a produrre energia elettrica dalla centrale idroelettrica. A settembre 2023, il Paese aveva completato la quarta e ultima fase di riempimento del bacino idrico, un progetto che l’Egitto e il Sudan considerano una grave minaccia per le loro risorse idriche vitali. Con una capacità prevista di oltre 6.000 megawatt, l’Etiopia considera la GERD il fulcro del suo progetto di diventare il più grande esportatore di energia elettrica dell’Africa. 

Una vista generale della grande diga etiope del Rinascimento (AFP)

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