La famiglia che vive nel bosco in Abruzzo, il giudice ha allontanato la madre e i 3 figli

Non è ancora un epilogo definitivo ma il padre è certo che, da quanto successo, i tre figli rimarranno traumatizzati. 

Sono stati spostati nel tardo pomeriggio di ieri, in una struttura protetta di Vasto, la bambina di otto anni e i fratellini di sei che vivono in un bosco in Abruzzo assieme ai loro genitori di origine anglo-australiana.

Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ne ha disposto il collocamento in una comunità educativa per un periodo di osservazione. La madre sarà con loro, decisione presa solo dopo che il legale della coppia, Giovanni Angelucci, ha portato avanti una lunga mediazione con gli assistenti sociali e le forze dell’ordine che si sono presentati di fronte alla ex casa colonica occupata dalla famiglia.

L’abitazione era stata transennata dai militari per impedire ai pochi vicini di potersi avvicinare. Dalle pagine de Il Messaggero una vicina ha raccontato: “Quando sono arrivata c’erano carabinieri, il sindaco e un pulmino da nove posti pronto a partire. Era già buio, l’atmosfera molto tesa e pioveva”. 

La testimone ha detto poi di essere stata fermata due volte prima di poter passare e di aver trovato la mamma, Catherine, “agitata ma composta, è successo tutto in pochi minuti: ha detto ai bambini di prendere il pigiama, lo spazzolino da denti e di metterli nello zainetto, aggiungendo una frutta da mangiare. Ha cercato di controllare la situazione. Poi sono andati via con la macchina dell’avvocato. I piccoli sembravano sereni, ma con gli occhi pieni di domande su ciò che stava accadendo”.

La “famiglia che vive nel bosco”, chi sono i genitori

Il fascicolo su Catherine Birminghan e suo marito Nathan Trevallion era finito sulla scrivania del giudice dopo la segnalazione avvenuta in seguito a un’intossicazione da funghi che aveva spinto la famiglia a recarsi in ospedale lo scorso aprile.

Al loro arrivo per il controllo di rito previsto dalla legge, gli assistenti sociali sono intervenuti dopo aver verificato che i tre figli della coppia non andavano a scuola, pur sottoponendosi ogni anni al test previsto ogni fine anno in una struttura pubblica e la loro casa non disponeva di un bagno, né allacciamenti ad acqua e elettricità. 

La coppia ha sempre ribadito che la loro scelta non era nata da negligenza, ma dal desiderio di vivere a contatto con la natura, tutelando il legame con i figli e con gli animali.

La rabbia e l’incredulità del padre

Ed è stato proprio di fronte allora loro abitazione rurale che ieri i tre bambini hanno assistito con “calma e senza reagire male” – così ha raccontato il padre – al confronto tra il legale della famiglia con gli assistenti sociali e le forze dell’ordine durato 45 minuti e al termine dei quali almeno la madre ha potuto seguire i figli.

Il padre, ex chef e commerciante di mobili pregiati britannico, ha aspettato poi per ore di fronte alla struttura protetta per poterli rivedere, inutilmente. 

Incredulo, ha cercato di mantenere la calma ma non ha potuto fare a meno di condividere la propria amarezza con i cronisti: “Come si fa a strappare via i figli dai propri genitori? Rimarranno traumatizzati”.

A lui e alla moglie, ex insegnante di equitazione, la Procura dei minori aveva già chiesto la sospensione della potestà e l’affidamento temporaneo dei tre bambini, parlando di “grave pregiudizio” per la loro crescita. Ma la coppia non aveva mai accettato la decisione, difendendo la propria scelta di “liberarsi dalla tossicità della vita moderna”.

 

Famiglia nel bosco, tribunale minori allontana i tre figli (Ansa)

Abbiamo visto arrivare tantissimi carabinieri in borghese, senza sirena né vessilli, insieme ai servizi sociali, al nostro avvocato Giovanni Angelucci, al sindaco Giuseppe Masciulli e alla curatrice speciale, l’avvocatessa Marika Bolognese”, ha raccontato Nathan Travallion a Il Messaggero: “Volevano subito portarci via i bambini, ma grazie a Giovanni che ha negoziato con loro mia moglie è riuscita ad andare insieme a loro nella struttura a Vasto”.

L’intenzione di oggi, aggiunge, è quella di portare una valigia con vestiti puliti ai suoi famigliari dato che nei momenti concitati del pomeriggio sono riusciti a portare via con sé solo il necessario per la notte. 

Ma Travallion non nasconde la propria incredulità: “Chi mai separerebbe una famiglia con dei bimbi piccoli, se non ha fatto niente di male? Credo che questo provvedimento sia frutto di un sistema orribile che fa del male alle persone che vivono onestamente”.

 

L’abitazione della famiglia (Tgr)

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