La Finlandia si conferma per il settimo anno consecutivo il paese più felice del mondo

Il “World Happiness Report” pubblicato mercoledì non riserva sorprese in testa e in coda a questa particolare classifica che misura il benessere percepito dalle persone in relazione a parametri come il livello dei servizi sociali, la salute, il reddito, il grado di libertà e quello di corruzione in ciascun paese.

Alle spalle della Finlandia si piazzano altre due nazioni nordiche, la Danimarca e l’Islanda, in fondo alla classifica resta l’Afghanistan dei talebani.

Il “Rapporto Mondiale sulla Felicità” assegna all’Italia un modesto 41esimo posto – appena sopra il Guatemala ma decisamente dietro paesi come Kosovo e Romania, tra gli altri.

Nelle prime 20 posizioni non figurano gli Stati Uniti (al 23° posto), la Germania (al 24°) e la Francia (al 27°).

Il rapporto, che si basa su indagini effettuate in 143 paesi e la pubblicazione coincide con la Giornata internazionale della felicità.

Lo studio, frutto della collaborazione tra Gallup, l’Oxford Wellbeing Research Centre e il Sustainable Development Solutions Network dell’ONU, si concentra per la prima volta sull’analisi della felicità nelle diverse fasce di età.

Gli autori sfatano il mito che associa questa sensazione generale di benessere e fiducia alla giovinezza mentre la vecchiaia sarebbe la fase meno felice dell’esistenza. Un momento di rottura da questo punto di vista è stata la pandemia che ha “rubato” anni di vita soprattutto alle generazioni più giovani.

“Il trend positivo globale della soddisfazione di vita” tra i 15 e i 24 anni si è interrotto con la pandemia di coronavirus, si legge nel rapporto che tuttavia sottolinea un “rimbalzo” positivo nell’aumento della benevolenza post-COVID, sia che venga misurato come percentuale della popolazione, sia che venga misurato come aumento percentuale rispetto ai livelli pre-pandemia, è notevole per tutte le generazioni, ma soprattutto per i Millennials e la Generazione Z, che sono ancora più propensi dei loro predecessori ad aiutare gli altri nel bisogno.

Una tendenza che viene da lontano, secondo lo studio. Dal 2006 al 2010, la felicità nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni è diminuita notevolmente in Nord America, “al punto che i giovani sono meno felici degli anziani”.

Un fenomeno simile, anche se meno brusco, viene registrato in Europa dove si è colmato il divario tra le sue varie parti con la sensazione di benessere che aumenta, per tutte le età, nei paesi dell’Europa centrale e orientale che raggiunge il livello di quelli occidentali.

Secondo il rapporto, Norvegia, Svezia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna sono paesi in cui gli anziani sono oggi significativamente più felici dei giovani, mentre Portogallo e Grecia mostrano un modello opposto.

In Medio Oriente, Asia meridionale e Nord Africa, negli anni 2021-2023, l’indice di felicità è diminuito. Un dato questo che non stupisce.

Significativo il divario di genere anche nella misurazione del grado di felicità. Nel periodo preso in considerazione, le emozioni negative sono risultate in ogni regione più diffuse tra le donne che tra gli uomini, e quasi ovunque il divario di genere è stato maggiore alle età più elevate.

Ma come viene misurato l’indice di felicità? 

La classifica si basa sulla valutazione soggettiva degli intervistati (ogni anno vengono raccolte circa 1.000 risposte per ciascun paese) misurata attraverso tre indicatori di benessere: la valutazione della qualità della propria vita, le emozioni positive e quelle negative.

La valutazione della vita è misurata per ogni triennio dal Gallup World Poll attraverso la scala di Cantril da 0 a 10, dove 10 rappresenta la migliore vita possibile per chi viene intervistato e 0 la peggiore.

Nel rapporto le emozioni positive vengono valutate in base alla media delle risposte individuali su tre indicatori specifici: le risate, il divertimento e l’interesse mentre le emozioni negative misurate sono la preoccupazione, la tristezza e la rabbia.

Per Jan-Emmanuel De Neve, direttore del Centro di ricerca sul benessere dell’Università di Oxford che ha partecipato allo studio, tra i fattori chiave che contribuiscono al benessere delle persone ci sono il PIL pro capite, la distribuzione della ricchezza, uno stato sociale che offre stabilità psicologica e una sana aspettativa di vita.

Il “World Happiness Report” è un’iniziativa globale delle Nazioni Unite ed è stato pubblicato per la prima volta nel 2012.

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