La legge di bilancio arriva blindata al Senato e nelle prossime ore, come previsto, fiducia e voto finale. Per la maggioranza è una buona legge che nonostante la pesante eredità del superbonus tiene insieme crescita e misure strutturali per il lavoro. Nessun caso si dice per l’esame della manovra non concluso in commissione con il conseguente mandato non dato al relatore Liris, che lancia un monito: la prassi dell’analisi solo in un ramo del Parlamento è da stigmatizzare. E il ministro Giorgetti che replica alla fine della discussione interrotto dalle opposizioni, si unisce. Sul metodo: ci sono problemi di procedure, siamo disponibili come governo ma l’iniziativa è parlamentare. Mentre rivendica la prudenza della manovra e il taglio al cuneo fiscale strutturale.
Dalle opposizioni sulla vicenda del relatore è scontro: Liris se la prenda con il governo e la sua maggioranza responsabili della lettura monocamerale non con le opposizioni. Due mesi di stallo alla Camera perché la maggioranza non trovava una quadra e due giorni al Senato, è una farsa si dice da Azione. Italia viva e Pd poi chiedono alla presidente Meloni, in segno di rispetto istituzionale, di presenziare ai lavoro finali del Senato. Nel merito per la minoranza è una legge di bilancio regressiva, fatta di mancette secondo Avs, che de-finanzia la sanità e il sud, per il Pd, e investe sul ponte sullo stretto e sull’industria delle armi, per i cinque stelle. Una legge sulla quale viene posta l’ennesima questione di fiducia per ricompattare la maggioranza dice Boccia.