Sarebbe stato un movimento di iperflessione o iperflessione combinata con forze di rotazione del segmento cervico-toracico”, il “chokehold”, a causare la morte di Liliana Resinovich. Lo riporta la relazione medico-legale che parla di una “manovra di afferramento da tergo con incavo dell’avambraccio dell’aggressore che avvolge il collo”. 

Una combinazione tra movimento e forze “prospettabile in caso di soffocazione esterna diretta con afferramento e compressione almeno di una parte del volto, specie se inserita in un contesto di colluttazione o comunque di movimenti compiuti dalla donna nel tentativo di divincolarsi e di immobilizzare da parte dell’aggressore”.

Sarebbe stata questa manovra a causare la “frattura perimortale alla faccetta articolare superiore sinistra della vertebra toracica T2” rilevata sul corpo di Liliana. Si tratta di una frattura con aspetto perimortale, cioè la lesione è stata prodotta quando l’osso manteneva ancora le sue proprietà elastiche e, dunque, in un momento poco prima o poco dopo il decesso.

Caso Resinovich, a Milano è il giorno dell’autopsia bis (Rainews)

La morte nel giorno della scomparsa

Liliana Resinovich “in via di elevata probabilita’” è morta “nella mattinata del 14 dicembre 2021” cioè il giorno della sua scomparsa dopo essere uscita dalla sua casa di Trieste.

A stabilirlo è la nuova relazione medico-legale dell’anatomopatologa Cristiana Cattaneo e di Vanin, Tambuzzi e Leone, incaricati dalla Procura. Il presunto omicidio sarebbe avvenuto nelle quattro ore successive alla colazione consumata intorno alle 8/8.30. Ora gli investigatori stanno tentando di ricostruire gli spostamenti della donna, vista per l’ultima volta alle 8.50, ripresa dalla videocamera di un autobus mentre attraversa piazzale Gioberti.  Una volta uccisa il corpo della donna sarebbe stato “posizionato” nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni senza mai più essere spostato. 

La donna colpita in 4 punti. Escluso evento accidentale

La relazione precisa poi che il volto di Liliana “era attinto da lesioni non solo anteriormente, ma anche alla superficie laterale destra e sinistra”. A seguire, poi, la mano destra, nonché possibilmente anche altre sedi corporee”. Complessivamente sono stati individuati “quattro poli d’urto (colpi) diversi” mentre viene escluso un “evento accidentale come una caduta” perché “sarebbe necessario che questa fosse avvenuta in maniera rocambolesca, con un rotolamento o un movimento tale da fare urtare il volto più volte contro una superficie piana o ottusa”. 

A provocare la morte della donna sarebbe stata una “manovra di afferramento da tergo con incavo dell’avambraccio dell’aggressore che avvolge il collo”. Questa mossa avrebbe causato la “frattura perimortale alla faccetta articolare superiore sinistra della vertebra toracica T2” rilevata sul corpo di Liliana. La relazione oltre a parlare di omicidio e di un cadavere che non è mai stato trasportato o congelato, dà anche indicazioni per il prosieguo delle indagini. Da un lato una squisitamente investigativa: la ricostruzione degli spostamenti di Liliana subito dopo essere uscita di casa; dall’altro, un approfondimento di natura genetica legato al possibile coinvolgimento di terzi. 

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