La pagella del Mereghetti Otto destini dopo il Bataclan, la sfida per tornare a vivere (voto 7½)- Corriere.it

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di Paolo Mereghetti

La regista Alice Winocour ha voluto scavare nella mente di chi scampato a un attentato terroristico per capire come si pu trovare la forza per andare avanti

All’origine c’ l’esperienza del fratello della regista, sopravvissuto alla strage del Bataclan (13 novembre 2015). Ma tra quell’attentato e l’uscita del film (presentato l’anno scorso alla Quinzaine di Cannes) sono passati sette anni e la realizzazione di un’altra pellicola, Proxima (2019)
. Perch Alice Winocour non ha voluto semplicemente ricostruire un fatto ma piuttosto scavare nella mente di chi era uscito vivo da quel dramma per capire come si pu tornare a vivere. E infatti non solo la storia di Mia (Virginie Efira) quella che seguiamo: ce ne sono altre sette che si incrociano e si accavallano una sull’altra. Per questo il titolo italiano — Riabbracciare Parigi
— rischia di mettere fuori strada lo spettatore: l’originale, Revoir Paris (Rivedere Parigi) d meglio il senso del film, quello di una sopravvissuta che vuol tornare a vedere la sua metropoli.

L’attentato le ha cancellato la memoria e dopo tre mesi (passati in campagna dalla madre) vuole riprendere a vivere nella sua citt. All’inizio del film abbiamo visto l’assalto, abbiamo sentito gli spari, poi un’esplosione, mentre Mia cerca di nascondersi dietro ai tavoli di un bistrot dove era entrata per ripararsi dalla pioggia troppo forte, dopo che il suo compagno (Grgoire Colin) l’aveva lasciata, chiamato da una telefonata di lavoro. Ma tutto questo finisce per ridursi a una grande macchia nera nella memoria di Mia (come ogni tanto diventa tutto nero lo schermo) a ribadire che il percorso del film qualcosa che non vuole essere una ricostruzione realistica ma piuttosto un viaggio metaforico nel bisogno della protagonista (e di tutta la Francia) di fare i conti con quello che accaduto per trovare la forza di andare avanti.

Ecco allora le voci fuori campo che ci fanno condividere un po’ della loro esperienza. Ecco i volti dei sopravvissuti che una volta alla settimana, guidati da Sara (Maya Sansa), si incontrano nel bistrot dove si svolto l’attacco per cercare di fare chiarezza nei loro ricordi: Felicia (Nastya Golubeva Carax) cerca di ricostruire gli ultimi momenti di vita dei genitori che sono morti nell’attentato, Camille (Anne-Lise Heimburger) fa i conti con una rabbia che le fa distorcere la realt, Thomas (Benot Magimel) cerca di dimenticare le cicatrici che segnano ancora il suo corpo e Nour (Sofia Lesaffre) si porta dentro l’angoscia di sapere che nella tragedia qualcuno non ha avuto nemmeno il diritto di dire che c’era, perch assunto in nero a lavorare nella cucina dell’attentato.

E mentre Mia cerca di fare luce nei suoi ricordi per ritrovare chi le aveva tenuto la mano mentre si nascondeva, aiutandola a superare quei momenti terribili, tutt’intorno Parigi vuole dimenticare per tornare alla normalit. Ce lo dice la serata tra amici che dovrebbe segnare il ritorno di Mia in societ e invece non fa altro che ribadire l’estraneit che lei si sente crescere dentro; ce lo dice l’incontro con la moglie (Dolores Chaplin) di Thomas, ben conscia che quello che accaduto la separer invece che unirla di pi al marito; ce lo dicono con un’oggettivit che rasenta il cinismo gli spazzini che liberano Place de la Rpublique dai fiori e dalle candele che i parigini avevano depositato in memoriam. Come se quel tipo di piet non avesse pi diritto di esistere se si vuole guardare avanti.

Ecco, attraverso scene come queste, dentro le quali Virginie Efira si muove come meglio non potrebbe, capace di restituire quella scissione tra un corpo che si muove da automa e una mente che fatica a orientarsi, proprio attraverso una recitazione sussurrata e quasi fantasmatica e immagini che invece impongono la concretezza del reale che la regia vince la scommessa di raccontare qualcosa che rischia di essere irraccontabile, come il dolore e l’angoscia di chi sopravvissuto e vuole chiedersi perch. Non la prima volta che il cinema francese cerca di raccontare la tragedia degli attentati terroristici ma mai lo aveva fatto con questa sensibilit, capace davvero di far dialogare — per usare le parole della regista — il mondo dei morti e il mondo dei vivi.

5 novembre 2023 (modifica il 5 novembre 2023 | 21:18)

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