la risposta del Giappone all’emergenza orsi

Un orso entra in un supermercato e si aggira indisturbato tra i reparti sotto gli occhi sbigottiti dei clienti. È solo l’ultimo degli incontri ravvicinati sempre più frequenti nella prefettura di Akita, nel nord del Giappone, una vera e propria emergenza nazionale che il Paese affronta ormai da mesi.

Non solo avvistamenti. Nel 2025 si è verificato il peggior picco di aggressioni degli ultimi dieci anni, con 196 vittime tra aprile e ottobre, secondo i dati del ministero dell’Ambiente. In 21 prefetture si sono verificati assalti, e il numero dei decessi13 – è più che raddoppiato rispetto all’anno scorso. Una situazione resa ancora più critica dai sempre più frequenti avvistamenti in aree urbane e da un novembre già iniziato con oltre 25 attacchi.

«Dovevamo attuare misure immediate per allontanare gli orsi. Dopo varie valutazioni, abbiamo scelto i droni come sistema di deterrenza».
Naofumi Yoshikawa, Dipartimento Ambiente Prefettura di Gifu

All’aumento del rischio, le autorità rispondono con una strategia che unisce deterrenza tecnologica e misure di emergenza. Nella prefettura di Gifu, dove gli avvistamenti sono cresciuti di otto volte rispetto all’autunno precedente, è stato introdotto un sistema innovativo: droni dotati di altoparlanti che simulano l’abbaiare dei cani e dispositivi per il lancio di petardi, con l’obiettivo di spaventare gli animali prima che raggiungano frutteti, sentieri turistici o zone residenziali. Il modello sviluppato da Aero Japan, l’“Hunting Drone”, è pensato per un impiego rapido. «Dovevamo attuare misure immediate per allontanare gli orsi», spiega il funzionario Naofumi Yoshikawa. «Dopo varie valutazioni, abbiamo scelto i droni come sistema di deterrenza».

«La paura è costante quando si lavora qui. Quando l’orso ti guarda negli occhi, è davvero spaventoso».
Masahiko Amaki, Fruits Park Kurouchi

Il dispositivo vola a bassa quota lungo i margini dei boschi emettendo latrati e, quando necessario, sparando piccoli ordigni sonori. Nel frutteto di Fruits Park Kurouchi, dove gli orsi hanno più volte danneggiato raccolti di mele e pesche, gli operatori confermano che la sola presenza del drone riduce il rischio di incontri ravvicinati. «La paura è costante quando si lavora qui», racconta Masahiko Amaki, responsabile della cooperativa agricola locale. «Quando l’orso ti guarda negli occhi, è davvero spaventoso».

La questione riguarda anche le aree turistiche. A Shirakawa-go, patrimonio mondiale UNESCO, una turista spagnola è stata ferita da un cucciolo di orso a ottobre. Da allora, segnali di allerta e campanelli anti-orso sono diventati parte integrante del percorso. «Abbiamo visto sui social quanti avvistamenti ci fossero», racconta la visitatrice Cornelia Li. «Per questo abbiamo portato con noi due campanelli e scelto di dormire in città».

Le autorità locali, oltre a potenziare la segnaletica, stanno riducendo le fonti alimentari vicino ai villaggi, posizionando trappole e intervenendo, quando necessario, con cacciatori e agenti autorizzati. Una recente revisione normativa consente infatti l’uso di armi da fuoco in aree urbane in caso di minaccia immediata. Intanto Stati Uniti, Cina e Regno Unito hanno emesso avvisi ai turisti, segnalando un rischio crescente.

Secondo gli esperti, alla base della crisi ci sono raccolti scarsi di ghiande e semi di faggio dovuti ai cambiamenti climatici, l’espansione delle aree agricole abbandonate e la diminuzione dei cacciatori. Tutti fattori che spingono gli orsi – specie considerata vulnerabile a livello globale – a cercare cibo sempre più vicino agli insediamenti umani. Un equilibrio fragile che, come dimostrano gli ultimi episodi, il Giappone sta tentando di ristabilire anche grazie alla tecnologia.

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