Magia nera, riti religiosi, una grande carisma, gli ingredienti di questo delitto. Una storia con diversi attori, tutti ammaliati da lei Adilma Pereira Carneiro, la 49enne brasiliana in custodia cautelare in carcere con l’accusa di essere stata “l’ideatrice/determinatrice” del piano per uccidere il compagno Fabio Ravasio, investito di proposito in auto lo scorso 9 agosto lungo la sp 149 a Parabiago (Milano). Spuntano anche i sospetti sulla morte di due ex mariti, un brasiliano deceduto in patria e un italiano di Sedriano nel Milanese, morto a 48 anni, ufficialmente per infarto.
Case, automobili di lusso, un continuo bisogno di soldi sarebbero il movente del delitto di Fabio Ravasio. Sei gli uomini che l’avrebbero aiutata a portare a termine il progetto: Un figlio, Igor Benedito di 25 anni; un ex marito, con cui in realtà risulta ancora sposata, Marcello Trifone di 52 anni; il meccanico di 40 anni, ultimo fermato della vicenda; il fidanzato della figlia che ha avuto il ruolo di ‘palo’; il tuttofare di Trifone (ex marito), Mirko Piazza e, infine, ‘L’amante innamorato”, il barista Massimo Ferretti di 47 anni. Tutti avrebbero avuto una parte nell’omicidio di Ravasio e tutti sarebbero stati convinti dal lei, la “mantide di Parabiago”, come è stata soprannominata, seguace del culto brasiliano del Candomblé: pratiche tra l’esoterico e il religioso, riti, formule misteriose, con un incredibile capacità di convincimento.
La descrizione del gip di Busto Arsizio: “Lei: schiava della sua cupidigia, vuole sempre di più”
“Nulla sembra essere sufficiente per lei: schiava della sua cupidigia, vuole sempre di più”. Così la gip di Busto Arsizio, Anna Giorgetti, delinea la figura di Adilma Pereira Carneiro.
“È una donna – annota nel provvedimento cautelare la giudice – che mette al centro della sua esistenza il denaro. Sembra emergere () che Adilma Pereira Carneiro non sia mai paga, non sia soddisfatta dall’avere avuto intestata una proprietà immobiliare di certo rilievo”, una villa con piscina, per il cui “acquisto è riuscita ad ottenere una sorta di “finanziamento” da parte dei genitori di Fabio Ravasio”. E ancora: “non sia soddisfatta dal dimorare in un’altra villa” dove vive con cinque figli minorenni, di cui due avuti dalla vittima” e neanche “sembra esserle sufficiente avere un immobile a Menton ed ancora una proprietà rurale che si propone di ristrutturare; non le è sufficiente, nemmeno, avere due autovetture Mercedes e una Bmw”.
Il sesto complice
I carabinieri della compagnia di Legnano hanno eseguito il provvedimento a carico di un meccanico 40enne che secondo le indagini avrebbe sistemato la Opel Corsa nera utilizzata per investire Ravasio e avrebbe consigliato al gruppo, capitanato dal compagno della vittima Adilma Pereira Carneiro, di utilizzare quella e non altre auto tra le quali avrebbero potuto scegliere. Anche per lui l’accusa è di concorso in omicidio volontario aggravato. Il 40enne è stato portato alla casa circondariale di Busto Arsizio in attesa dell’udienza di convalida.
Un delitto ideato mesi prima, con l’obiettivo di ereditare tramite i due figli piccoli riconosciuti da Ravasio i beni del compagno che ammonterebbero a diversi milioni di euro. Ma agli atti alcuni documenti dei bambini risultano contraffatti. I piccoli dovrebbero essere in realtà figli di un altro dei complici di Adilma, Massimo Trifone, con cui è ancora sposata. Un intreccio di magia, cupidigia e balordi di paese. Il delitto per beni che in parte aveva già ottenuto; come case, ville, auto di lusso, interventi di chirurgia plastica. E un passato turbolento: due volte vedova, con due mariti morti in giovane età, 9 figli e un arresto per droga.