L’ultima stagione della serie: dalla tragica morte di Lady D e Dodi Al-Fayed agli incubi di Elisabetta e Carlo
LONDRA
Diana ha divorziato. Alla ricerca di un nuovo ruolo, incontra il premier Tony Blair ma alla regina non piace l’idea di dare alla principessa mansioni ufficiali. O dentro o fuori. Carlo è impegnato con Camilla: vuole che la sua amata sia accettata dal casato e dal pubblico. William e Harry si trovano a cavallo tra due mondi: da una parte le tradizioni dei Windsor, dall’altra le gite in macchina con una madre che li adora e i soggiorni nelle ville di amici facoltosi, come Mohammed Al-Fayed. È l’estate del 1997. Diana a breve morirà, scioccando il mondo e cambiando per sempre la famiglia reale e il suo rapporto con il Paese.
La sesta stagione di «The Crown»
, l’ultima, arriva ai nostri giorni: è la conclusione di una saga che partendo dal matrimonio di Elisabetta e Filippo ha portato le
avventure della famiglia reale — non senza qualche esagerazione — nelle case di tutti. Con 36 episodi e un budget di 407 milioni di sterline, «The Crown» è fenomeno internazionale: se è vero che ai Windsor non è mai piaciuto — «è trolling con un budget hollywoodiano», avrebbe detto Carlo — lo è anche che la nuova generazione ha riscoperto quel capitolo di storia che l’era di Elisabetta II rappresenta.
I dieci episodi finali — i primi quattro saranno a disposizione dal 16 novembre, il resto il 14 dicembre — saranno forse i più difficili per Carlo, William e Harry: lo sceneggiatore Peter Morgan, che per il suo lavoro precedente, come «Frost/Nixon» e «The Audience», era stato insignito dalla regina del titolo di Commander of the Order of the British Empire, non si è risparmiato qualche volo di fantasia, tanto che stando a indiscrezioni il fantasma di Diana appare sia alla sovrana, sia a Carlo.
È facile immaginare le polemiche che accompagneranno la serie e allo stesso tempo la golosità con la quale verranno consumati i vari episodi, i quali regalano anche l’amore ai tempi dell’università tra William e Kate (interpretata da Meg Bellamy, un’attrice al suo debutto). Per lo storico e giornalista Andrew Marr, «The Crown» ha avuto «lo stesso impatto sulla nostra percezione dei reali che Shakespeare ebbe sul modo in cui nei secoli sono stati considerati i Plantageneti» (la linea di re ed eredi che si concluse con Riccardo III).
Come già l’anno scorso, sull’opera pesa il vuoto lasciato dalla morte di Elisabetta. Carlo e Camilla, oggi re e regina, tornano a quello che è stato forse il loro momento peggiore, l’antipatia e la rabbia che i sudditi provarono nei loro confronti dopo la tragica morte di Lady D. Elizabeth Debicki riprende con straordinaria bravura il ruolo di Diana, mentre Imelda Staunton, così simile nei movimenti a Elisabetta, fa quasi impressione. È una parte nella quale si è calata «con enorme gratitudine», sottolinea.
«La prima volta mi sentivo un po’ in apprensione, ora no». Studiare i viaggi ufficiali della sovrana le ha dato un nuovo rispetto per Elisabetta, «sempre pronta a svolgere il suo ruolo con grazia. Spero — aggiunge — che si sia resa conto di quanto era brava, che sia riuscita ad apprezzare l’effetto che aveva sulla gente. Non credo che fosse minimamente interessata a come sembrava: quello che le stava a cuore era svolgere al meglio il suo lavoro ed assicurarsi che chi la incontrava provasse un senso di rilevanza».
7 novembre 2023 (modifica il 7 novembre 2023 | 10:08)
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