la storia di Gina Lollobrigida- Corriere.it

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di Maurizio Porro

La parabola di una delle nostre attrici più importanti: regina negli anni 50, scelse lei i 60 film che fece

Gina Lollobrigida, morta a Roma oggi, è stata l’unica fra le nostre dive a non avere un marito produttore in casa, ma solo un medico, Milko Skofich, con cui si fidanza a 20 anni nel 1947 e sposa il 14 gennaio 1949 in una chiesetta del Terminillo, sposi vestiti da sciatori, testimone Franca Marzi: validità delle nozze fino al 1966.

La sua carriera coincide con un’Italia che muta a vista, il miracolo economico, si passa dai fotoromanzi ai tascabili, dal varietà radiofonico a “Lascia o raddoppia?”, dalle vacanze in colonia alla 500 da casello a casello. L’Italia esporta le sue maggiorate, inaugura le zuffe di flash e ammiratori. La Lollo è una delle donne più desiderate dagli italiani del dopoguerra ma è anche una manager della propria vita. Self made woman anche sul set: si sceglie i titoli, le parrucche a volte instabili, si cuce da sola i vestiti anche da sera, è spontanea e verace.

Ha voglia di sfondare. Studia canto perché pensa di essere una soprano poi arriva il cinema dopo la scorciatoia di un fotoromanzo come si usava all’epoca in cui le italiane piangevano su Bolero e Grand Hotel. Le colleghe avrebbero fatto invece matrimoni vantaggiosi: Sophia Loren sposa dopo burocratiche fatiche Carlo Ponti, di Silvana Mangano si innamora perdutamente Dino De Laurentiis, Sandra Milo sta con Morris Ergas, Claudia Cardinale manda in tilt Franco Cristaldi.

La Lollo si sceglie i 60 film che farà e ha il coraggio di un rifiuto d’autore quando rifiuta con Antonioni La signora senza camelie perché era «una caricatura del cinema di allora in cui lavoravo». Gestirà le sue trasferte prima in Francia in Fanfan la tulipe e Le belle della notte con Gèrard Philipe, poi in America dove gira kolossal, imparando l’inglese per stare a cena e sul set con John Huston, Lancaster, Hudson, Curtis, Sean Connery e frenare nel contempo le focose proposte dell’innamorato miliardario Howard Hughes che la «affitta» sotto contratto per 7 anni con la inedita clausola che la vorrebbe anche sposare. E Gina, da Bersagliera, rifiuta. Nel corso del tempo, lavorando in Inghilterra, Spagna, Francia, con Dassin e Skolimovski, la Lollo cerca la grande occasione per essere considerata anche una brava attrice, quale è stata, collezionando nei suoi salotti Grolle, Nastri e 7 David.

Ma è imprigionata nel cliché della bellezza all’italiana. Fra gli anni 50 e 60, quando al cinema si staccavano 850 milioni di biglietti l’anno, la Lollo comanda il box office (3 milioni per il dittico di Pane e amore, una cifra pazzesca). Il terzo tempo: la tristezza del diradarsi delle occasioni, il telefono quasi muto nella villa fortino sulla via Appia, l’inesorabile declino con i gossip dell’età (il mistero del fidanzato giovane spagnolo con cui annuncia le nozze) e le liti in famiglia con nuora e nipote che, cacciati di casa, la vogliono far interdire, proprio come in una telenovela, ma il figlio la va a trovare in ospedale.

Gina s’inventa altri mestieri di cui diventa esperta: la fotografia, poi la scultura, dove la modella è sempre lei, la diva splendida nella golden era del suo giro petto, regina di Saba o Venere imperiale; gira due documentari a Cuba e nelle Filippine da cui trae libri. Minaccia di far crollare le certezze del regime comunista facendo innamorare Fidel Castro. Alla recherche del divismo perduto, organizza una mostra delle sue sculture a Venezia. Gina sa buttarsi nella mischia: da giovane con due personaggi scabrosi di Moravia (La romana, che rifarà nel ruolo materno, e La provinciale) anche se la leggenda da rotocalco la vuole in eterna competizione con Sophia: Bersagliera versus Pizzaiola. Era l’Italia povera ma bella, ossequiosa del prete e del maresciallo ma pronta a fare qualche saltino del comune senso del pudore. E cugina italiana resta nella partecipazione al serial tv Falcon Crest
nel 1985 quando i giovani incominciano a dire: Lollo chi? E pensare che una volta Marilyn Monroe le disse: «Ma lo sa che mi chiamano la Lollo d’America?».

16 gennaio 2023 (modifica il 16 gennaio 2023 | 14:09)

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