Un mazzo di fiori preparato dai compagni sul banco del piccolo Francesco, la vittima più giovane; una veglia di preghiera nella parrocchia frequentata dal bambino e poi un corteo spontaneo che si è snodato lungo le vie di Nuoro per dire no alla violenza. All’indomani della strage del 25 settembre la città prova a reagire a una tragedia senza precedenti e ancora senza spiegazione. Cinque le vittime dell’operaio forestale Roberto Gleboni: la moglie Giusi Massetti, i figli Martina 26 anni, e Francesco, 10, morto dopo aver lottato per ore in ospedale e il vicino di casa Paolo Sanna, incrociato per caso nel pianerottolo, per cui è stato autorizzato l’espianto degli organi. Gli unici superstiti sono il figlio di 14 anni e la madre di Gleboni, ancora ricoverati ma fuori pericolo, che saranno ascoltati dagli inquirenti quando le loro condizioni lo consentiranno. Nel frattempo vengono analizzati cellulari e pc alla ricerca di un movente. Domani cominceranno le autopsie. Per i funerali, che ancora devono essere fissati, sarà dichiarato il lutto cittadino.
La strage di Nuoro, si cerca ancora il movente. Al vaglio telefoni e pc
Di Sala Notizie1 min di lettura
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