La tragedia del sottomarino Kursk con La Seydoux e Colin Firth e altri 9 film da vedere al cinema e in streaming

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KURSK. Nelle sale

Davvero tortuose, le strade della distribuzione italiana. Pensate al percorso compiuto da Kursk, kolossal storico-catastrofico che racconta la tragedia del sottomarino russo a propulsione nucleare K-141, gioiello della potente Flotta del Nord, sprofondato nel Mare di Barents dopo una doppia esplosione nella sala in cui alloggiavano i siluri a testata atomica. L’incidente si verific durante un’esercitazione militare. Senza pericoli, in teoria.
Invece il sommergibile si trasform in una gelida tomba per i 118 marinai a bordo. In un’epopea di due ore, il film racconta le storie familiari dei membri dell’equipaggio: le mogli, i figli, padri e madri. La partenza festosa del mastodonte subacqueo orgoglio della Marina post sovietica. Poi, l’incidente, il fuoco e l’acqua, l’affondamento, l’attesa (vana) dei soccorsi da parte di una ventina di superstiti asserragliati nel compartimento 9 che si salv dagli scoppi. La disperazione, l’agonia. E, ancora, le ragioni del disastro, il contesto in cui matur, gli inceppi, le negligenze, le conferenze stampa reticenti, le lacrime. In origine il Kursk era armato con 24 missili da crociera Granit e 8 tubi lanciasiluri. Una macchina da guerra che poi invecchi fino a diventare obsoleta.
I fatti di cui parliamo risalgono al 2000. Il film stato presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2018, cinque anni fa. Ma solo adesso, in piena estate, arriva nei nostri cinema pur essendo un’opera drammatica, spettacolare, commovente. Forte di un formidabile cast internazionale (Matthias Schoenaerts, La Seydoux, Colin Firth, Max Von Sydow, deceduto nel 2020). Con un regista come Thomas Vinterberg, classe 1959, fondatore con Lars Von Trier del movimento Dogma 95, pi tardi rapito dal cinema hollywoodiano, il cui ultimo film l’oscarizzato Un altro giro con Mads Mikkelsen.
Cinque anni per avere una distribuzione: al netto dello stop dovuto al Covid, il ritardo resta un mistero. Storia nota, da post Guerra Fredda. Vinterberg usa con larghezza piani sequenza e riprese a mano o in soggettiva e ricorda con efficacia il dramma del sottomarino contrapponendo un Occidente militare sveglio e pugnace a una Russia senile, inceppata dalla burocrazia, conservatrice e mendace. Il che, alla luce degli avvenimenti di oggi, d al thriller un’aura di attualit inaspettata. Con il governo di Mosca che rifiuta fino all’ultimo, fino al punto di non ritorno, gli aiuti internazionali. Con le proteste addolorate delle mogli e delle madri.
Nella prima sequenza un bimbo si immerge nella vasca da bagno e trattiene il respiro, poi gioca con mamma e pap. Si delinea l’esistenza dei marinai in attesa di incarico, il cameratismo / patriottismo che li lega. Quando arriva la catastrofe e il sottomarino si inabissa cambia il formato del film. L’epos della vicenda riempie lo schermo, annega in una luce verdastra, liquefatta, dove i corpi non hanno peso, trascinati / travolti da una forza pi grande.
Al centro della storia, il generoso Mikhail Averin (Schoenaerts ,ispirato al vero capitano Dmitri Kolesnikov), pronto a vendere l’orologio militare per pagare la festa di un amico, con il suo amore semplice e altissimo per Tanya (Seydoux), incinta, tu sei la mia eternit, e per il piccolo Micha. Domina la presenza del mare: un mare azzurrissimo e ghiacciato che esce dalle finestre, si scorge alle fine delle strade, si intravede sulle alture, entra negli occhi dei bambini: come un respiro, un magnetico, avvolgente compagno di vita e anche di morte.
Il film offre la sua versione dei fatti: non cerca la verit assoluta, usando come impalcatura narrativa il libro A time to die: the untold story of the Kursk tragedy di Robert Moore. Le operazioni di salvataggio da parte della Flotta del Nord, una volta accertato l’affondamento, non ebbero esito: il relitto fu raggiunto da una squadra britannico-norvegese guidata del commodoro della Royal Navy, David Russel (Colin Firth). Troppo tardi: la tragedia era compiuta. L’ex avanguardista Vinterberg diventa pi realista del re, il pi hollywoodiano dei registi americanizzanti. Ma lo spettacolo c’, il pathos pure, e l’enfasi romanzesca non disturba.

KURSK di Thomas Vinterberg
(Francia-Belgio, 2018, durata 117’)

con Matthias Schoenaerts, La Seydoux, Colin Firth, Max Von Sydow, Michael Nykvist, Steven Waddington
Giudizio: *** su 5
Nelle sale

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