In italia sono ancora rilevanti le condizioni di svantaggio delle donne nell’ambito lavorativo, familiare e sociale. Il tasso di occupazione femminile è di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini e quando le donne lavorano hanno in media una retribuzione giornaliera di circa il 20% più bassa dei loro colleghi.
A questa disparità contribuiscono vari fattori tra i quali il maggiore utilizzo del part time tra le donne, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari. Solo il 18% delle assunzioni di donne sono a tempo indeterminato a fronte del 22,6% degli uomini. Le lavoratrici con un contratto a tempo parziale sono il 64,4% del totale e anche il part time involontario è prevalentemente femminile, rappresentando il 15,6% degli occupati, rispetto al 5,1% dei maschi. E pur essendo mediamente più istruite fanno più fatica a fare carriera, solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri, infatti è donna.
Sono i dati che emergono dal Rendiconto di genere, presentato oggi a Roma dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps.
una dottoressa controlla delle analisi (Pixabay)
Retribuzioni delle donne inferiori del 20% a quelle degli uomini
Sulla base dei dati riferiti al 2023 il tasso di occupazione femminile è al 52,5%, di 17,9 punti inferiore a quello degli uomini. Per le donne è più difficile che l’assunzione sia a tempo indeterminato con il 18% del totale delle assunzioni a fronte del 22,6% di quelle degli uomini.
Tra i lavoratori part time le donne sono quasi i due terzi (il 64,4%) e hanno una percentuale di part time involontario di tre volte superiore agli uomini (il 15,6% degli occupati a fronte del 5,1% dei maschi).
“In tutti i settori economici esaminati, tranne le estrazioni di minerali da cave e miniere – scrive l’Inps a proposito del settore privato – gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle donne. Nello specifico, in dieci settori su diciotto esaminati, le donne percepiscono oltre il 20% in meno; nelle attività finanziarie e assicurative le donne percepiscono mediamente il 32,1% in meno, nelle attività professionali scientifiche e tecniche il 35,1% in meno e in quelle immobiliari il 39,9% in meno” (77,9 euro lordi giornalieri a fronte di 129,7). La differenza è pari al 23,7% nel commercio, e al 16,3% nei servizi di alloggio e ristorazione.
Le retribuzioni medie giornaliere nel settore pubblico soffrono di meno il divario di genere anche se, per servizio sanitario e Università ed Enti di ricerca le donne hanno una busta paga media inferiore agli uomini di quasi il 20%.
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Ricerche di laboratorio (GettyImages)
Donne in testa per livello di istruzione
Per quanto riguarda il livello di istruzione, nel 2023 le donne hanno superato gli uomini sia tra i diplomati (52,6%) sia tra i laureati (59,9%), ma questa superiorità nel percorso di studi “non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro”. Il 29,4% delle occupate è “sovraistruita” rispetto al lavoro che fa a fronte del 25,4% degli uomini e questa percentuale supera il 40% tra i 25 e i 34 anni.
Le donne – si legge nel Rendiconto – continuano a farsi carico della maggior parte del lavoro di cura. Nel 2023, le giornate di congedo parentale utilizzate dalle donne sono state 14,4 milioni, contro appena 2,1 milioni usate dagli uomini. L’offerta di asili nido rimane insufficiente, con solo l’Umbria, l’Emilia Romagna e la Valle d’Aosta che raggiungono o si avvicinano all’obiettivo dei 45 posti nido per 100 bambini 0-2.