Si rinfocola lo scontro tra governo e magistratura dopo la condanna inflitta in primo grado ad Andrea Delmastro per rivelazione di segreto nell’ambito del caso Cospito. Ieri tutto l’esecutivo ha fatto quadrato intorno al sottosegretario alla Giustizia: dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni – “sconcertata” dalla decisione dei giudici – al guardasigilli Carlo Nordio che, “disorientato e addolorato”, ha auspicato “una radicale riforma” della sentenza “in sede di impugnazione”, fino al vicepremier Antonio Tajani che ha parlato senza mezzi termini di “un segnale contro la riforma della giustizia” e di una “sentenza politica”. E per tutti non c’è altra opzione che tenga: Delmastro resta al suo posto. Un atteggiamento, questo, che non è piaciuto all’Anm che ha biasimato con forza le reazioni del governo dinnanzi a quanto stabilito dai giudici. “Siamo sconcertati nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza”. Di più: i membri della Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati si dicono “disorientati” nel constatare “che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo”. E rimarcano: “Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche”. Il presidente Cesare Parodi respinge al mittente le accuse che si sia trattato di una “sentenza politica” e assicura che non è una logica che appartiene alla magistratura.

Condividere.
Exit mobile version